LA COLDIRETTI METTE IN GUARDIA: PESCE SPAGNOLO, INTEGRATORI STATUNITENSI E ARACHIDI CINESI SONO GLI ALIMENTI PIÙ NOCIVI. È LUNGA LA LISTA DI CIBI TOSSICI PROVENIENTI DALL’ESTERO. OTTIME NOTIZIE INVECE DAI PRODOTTI ITALIANI, SICURI E SENZA OGM.
Dalla paella alla brace. Gli spagnoli potranno anche essere dei campioni nel mondo del calcio, ma a tavola non arrivano neanche secondi. O meglio ai secondi. Di pesce. Nel suo rapporto annuale la Coldiretti ha stilato una lista dei Paesi maggiormente segnalati dall’Unione Europea per merci non conformi.
E al primo posto troviamo proprio la Spagna, con tonno e pesce spada, che nello scorso anno sono stati segnalati ben 96 volte, per la forte presenza di metalli pesanti. A stretto giro seguono gli integratori e i prodotti dietetici degli Stati Uniti, contenenti ingredienti non autorizzati.
Sul terzo gradino del podio si piazza la Cina, con le sue arachidi contaminate da aflatossine, un tipo di fungo altamente cancerogeno.
Cucchiaio di legno per la Turchia (che però vince a mani basse per quantità di prodotti segnalati).
MAMMA LI TURCHI
Peperoni, albicocche e fichi secchi, nocciole e pistacchi dalla Turchia; arachidi da Cina e Stati Uniti; pollo dalla Polonia e dai Paesi Bassi. Questi e altri ancora sono gli alimenti più pericolosi, con il maggior numero di segnalazioni circa la non conformità agli standard.
Alimenti oggetto di un intenso traffico commerciale tra i Paesi incriminati e il nostro: nel 2016 sono stati importati dalla Spagna 167 milioni di chili di pesce, mentre sono quasi 2 milioni i chili di pistacchi arrivati dalla Turchia nello stesso anno, insieme a 3 milioni di fichi secchi e 25,6 milioni di chili di nocciole.
ITALIANS DO IT BETTER
Pesticidi, batteri, tossine. Lunga è la lista di elementi dannosi per l’organismo che ogni giorno rischiamo di portare sulle nostre tavole. Una minaccia che viene da oltre confine. L’agricoltura italiana infatti, come ricorda la Coldiretti, è al vertice della sicurezza alimentare, non utilizza Ogm e conta il maggior numero di aziende biologiche e di prodotti a denominazione d’origine (Dop/Igp).
Per il presidente Roberto Moncalvo, l’unica tutela sarebbe estendere l’obbligo di indicazione di provenienza: “molto resta da fare perché 1/3 della spesa resta anonima, dai succhi di frutta al concentrato di pomodoro fino ai salumi“.
di Alberto Incerti 25 Ottobre 2017