CHI SONO I MIGLIORI GRIGLIATORI D’ITALIA? SE LO CHIEDI AD UN SARDO NON AVRA’ DUBBI E, PETTO IN FUORI E SPIEDO IN RESTA, RISPONDERA’ ORGOGLIOSO: “MA I SARDI CHE DOMANDA!”
Italia terra di santi, poeti, navigatori e….grigliatori! Non sappiamo, oggi, quanti santi ci siamo in circolazione né tantomeno a poeti come stia messo la Madre Patria. Sui navigatori qualche stima ci sarebbe pure ma sarebbe un lavoro lungo e noioso. Sui grigliatori invece abbiamo pochi dubbi: siamo circa 60 milioni.
Tra le certezze dell’uomo moderno, oltre al fatto che bisogna pagare le tasse e che ad Agosto inizia il campionato, si annovera il fatto che ci piace grigliare.
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I SARDI SONO I MIGLIORI GRIGLIATORI D’ITALIA – CAMPANILISMO ALLA BRACE
Ognuno poi è convinto di essere il miglior grigliatore d’Italia. Ogni regione ha il suo scettro, il suo primato, il suo podio più alto degli altri. E allora abbiamo voluto organizzare un giochino e chiedere ai nostri amici-lettori di Braciamiancora perché in quella determinata regione ci siano i migliori grigliatori d’Italia. Una versione di campanilismo alla brace. Per ora abbiamo coinvolto il Molise, l’Abruzzo, la Toscana, la Sicilia, la Puglia e la Sardegna. Partiamo da un nostro lettore-amico-collega sardo che, orgoglioso come solo un sardo sa essere, ci spiega perché i sardi sono, secondo lui, i migliori grigliatori. D’Italia? No, del mondo!!
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I MIGLIORI DEL MONDO SIAMO NOI
Non so chi siano i migliori arrostitori in Italia. Ma nel mondo siamo noi sardi. “Sardignia no est Italia” è il motto indipendentista e i nostri orizzonti, anche davanti a griglia e spiedo, vanno oltre la Penisola.
Arrostire in Sardegna, d’altronde, è qualcosa di atavico, identitario e naturale allo stesso tempo. Arrostire è sinonimo di cucinare. Non ci interessa perdere tempo a bollire la carne per ore, non ci piace giocare sporco rendendola stuzzicante friggendo. Per noi la bistecca, il pesce, il maialetto va preso e cotto dalla fiamma viva o dalla brace ardente, nessuna alternativa.
Certo, arrostire bene non è da tutti. Chi arrostisce, durante una sagra di paese come in uno spuntino tra amici, è solo chi lo sa fare veramente. È rispettato e riverito come da bambini si teneva su un palmo di mano il compagnetto che portava il pallone nelle partitelle in cortile e che decideva durata e regole del gioco.
Chi arrostisce in Sardegna sa cosa deve fare, non accetta consigli, ma d’altro canto nessun sardo si permetterebbe di dargliene. Conosce la tecnica per “vestire” su schironi (lo spiedo) con la carne, i tempi lenti e precisi di avvicinamento progressivo al fuoco, quale legna usare e con quale altra fare la brace.
Sì, perché nell’Isola non solo la carne è speciale, ma anche tutto quello che serve a rendere migliore il risultato. Dalla legna dei nostri boschi, al maestrale che alimenta fiamma e carbone, al mirto e altre piante selvatiche e uniche che, infine, fanno da corona alla carne croccante.
Ma quali prosciutti e insaccati? Non c’è tempo per far invecchiare e ingrassare l’animale. Maialetto o agnello che sia, il sardo lo immagina anche se appena nato già arrosto tra lo scoppiettio della legna, col sale abbondante sulla cotenna e assieme a un vino rosso denso di pari forza, che lasci sporco il bicchiere dopo bevuto.
Ditelo italiani, vi sta venendo l’acquolina? La finisco qui, allora. Giusto un’ultima domanda: è vero che voi perdete tempo ad arrostire anche le verdure? Perché in Sardegna gira questa voce, ma in pochi ci credono seriamente.
Carlo Poddighe giornalista (sardo) e amico di Braciamiancora