UNA TENUTA IN MEZZO AL NULLA IL CUI NOME RIMANDA ALLE SCONFINATE PRATERIE ARGENTINE MA IN VERITA’ SIAMO SULLA COLLATINA, ANONIMA PERIFERIA EST DI ROMA DOVE IL RISCATTO PUO’ ARRIVARE DA UNA GRIGLIA CHE SFRIGOLA
Un pomeriggio il mio telefono vibra. Non una cosa inconsueta, per dire un eufemismo. Controllo: sono davvero felice di scoprire di essere stato aggiunto nell’ennesimo gruppo Whatsapp. ‘Cena’ è il titolo. Invitante ma un po’ vago. I partecipanti sono i soliti quattro scappati di casa che frequento.
Per il momento me ne disinteresso e torno al mio lavoro. Dopo pochi minuti, le notifiche del gruppo hanno già superato la doppia cifra. Filtrando messaggi vocali e qualche insulto goliardico, arrivo al nocciolo della questione. Si va a La Pampa, una steakhouse. “Bello, penso io, stasera mi rilasso e, se sono fortunato, mi potrò mangiare una bella bistecca”.
Non conosco il ristorante ma una rapidissima consulenza del Signor Google mi assicura che non si tratta di una mangiatoia industriale. Con mia sorpresa, scopro che hanno da poco aggiunto al repertorio anche la carne a lunga frollatura. Sì, va beh, la chiamano Dry Aged perché fa più fico ma è lei.
Arriva l’ora del pasto, salgo in macchina e si va tra le strade deserte di una Roma estiva. Usciamo un po’ dalle nostre zone abituali. L’ansia cresce quando leggo nomi esotici: Casal bertone, Prenestina, via Togliatti, infine la Collatina. Ma dove m’hanno portato? Presto abbandoniamo le strade illuminate, infilandoci in un paio di viette buie che però ci portano a destinazione.
Il ristorante è proprio quì in mezzo. Una grande villa che ricorda proprio una tenuta isolata in mezzo alla Pampa argentina. Peccato o per fortuna siamo a venti metri dall’autostrada. Ci sediamo. Ordiniamo un Morellino che ci consiglia Andrea – il proprietario -. Siamo ansiosi di andare a scegliere il nostro taglio di carne, proprio di fronte alla enorme griglia.
“Io vorrei una fiorentina, la più frollata che hai”: il ragazzo al banco mi pesa 800gr di Scottona nazionale macellata 72 giorni prima. “Se il griller farà il suo dovere – penso – stasera andrò a dormire soddisfatto”. L’attesa non è affatto lunga. Quando sento che qualcuno ha ordinato gli arrosticini di manzo arriccio il naso: “a questo punto sdoganiamo anche la carbonara con le zucchine”, inveisco io col mio solito fare poco polemico. Quando però li assaggio devo ricredermi: abbiamo trovato l’eccezione alla regola.
Potrei andare avanti a elencarvi quello che abbiamo mangiato e bevuto. Ma voi vi annoiereste e io farei la figura del maiale (nel senso più elevato del termine). Vi racconto questa però. Nella tavolata di dieci amici, sono l’unico ad aver ordinato la Dry Aged. Gli altri si sono buttati sulle classiche bistecche di carne fresca.
Tutte ottime ma quando gli ho fatto assaggiare un boccone per uno della mia fiorentina, hanno sgranato gli occhi e io ho avuto il mio bel da fare per proteggerla. E non è l’unica specialità della casa. Effettivamente a La Pampa si griglia un po’ di tutto. Nel menù trovo piatti di mare e una specialità: il Surf ‘N Turf. Io, ignorante come una capra, chiedo lumi ad Andrea. “Si tratta di una specialità americana, un piatto composto da frutti di mare e carne grigliata”: della serie, mangiatela una proteina.
Arrivati all’ora dell’amaro, mi fermo a chiacchierare con Andrea e Alessandra, sorella e socia. Scopro, con sorpresa, che non sono due improvvisati. Figli di un macellaio, hanno iniziato nell’azienda del padre. “Siamo andati in giro per il mondo per importare in Italia le migliori carni da tutti i continenti. Abbiamo studiato i piatti tipici di paesi con tradizioni carnivore secolari e abbiamo provato a metterle nel nostro menù”. Con successo, aggiungo io. Si sono buttati nella ristorazione aprendo prima una bisteccheria che si è pian piano trasformata nell’attuale Pampa: un ristorante, un faro di qualità culinaria in una zona periferica e semi-desolata.
Di Giulio Gezzi 30 Aprile 2018