5 VINI E 5 CARNI: LA DEGUSTAZIONE GRATUITA PER TUTTI I NOSTRI FAN. ABBIAMO ASSAGGIATO CARNI DA TUTTO IL MONDO E, CON L’AIUTO DI UN’ESPERTA SOMMELIER, CI SIAMO BEVUTI 5 VINI SELEZIONATI APPOSTA PER L’OCCASIONE. UN GRAZIE A CHI C’ERA. PER GLI ALTRI: ECCO CHE VI SIETE PERSI.
Siamo tantissimi. Questo è un dato che abbiamo ormai chiaro. Siamo tanti ma soprattutto siete sempre di più a seguirci. Ce ne rendiamo conto ogni giorno dalle nostre pagine social; lo verifichiamo vedendo quanti lettori seguono assiduamente il nostro magazine on-line. Ma vederci e vedervi dal vivo, riuniti nella sala di un ristorante a bere e mangiare è una soddisfazione che vogliamo condividere con tutti: anche con chi non c’era.
Quando a metà gennaio abbiamo lanciato l’appuntamento sulle nostre pagine Facebook e Instagram, eravamo sicuri di un’ampia risposta. Una degustazione di 5 vini e 5 carni, in una delle steak house più rinomate di Roma, con una sommelier professionista e un grigliatore altrettanto capace. Il tutto, completamente gratuito per 55 nostri fan: e quando vi sareste fatti scappare un’occasione simile?
5 VINI PER 5 CARNI: UN PREMIO PER I NOSTRI FAN
Ad essere onesti, però, mai ci saremmo aspettati una reazione così ampia ed entusiasta. In poche ore i posti messi a disposizione da Beef Bazaar per l’evento 5 vini per 5 carni, sono andati esauriti. Sono arrivate richieste da (letteralmente) tutta Italia. Abbiamo conosciuto lettori che si sono fatti anche centinaia di chilometri per venire in via Germanico, pieno centro di Roma. Questo ci riempie d’orgoglio ma ci carica anche della grande responsabilità di non deludervi. Speriamo di esserci riusciti.
A coadiuvare gli sforzi di Michele Ruschioni (founder di Braciamiancora) e dello staff del ristorante c’erano Sara Tosti, sommelier professionista della FIS, e Duccio Bruttini, chef griller toscano del Beef Bazaar. Mentre Duccio se ne stava a sudare davanti alla sua mega-griglia, noi ci perdevamo ad ascoltare Sara e le sue storie di vino. Il percorso eno-carnivoro, ha toccato 5 vini diversi e altrettanti tipi di preparazioni carnivore. Abbiamo iniziato da lontano, dalle zebre del kenya.
LA ZEBRA DEL KENYA E IL VINO SELVAGGIO
Avete mai assaggiato carne di zebra? Beh, non sapete cosa vi siete persi. Non associatela alla carne di cavallo né d’asino: c’è chi ci ha trovato sentori di maiale, chi di vitella, chi ha notato un colpo di coda selvatico. Proviene direttamente dagli allevamenti africani, seguendo una rigida filiera e i costi non sono da supermercato.
Una carne dal sapore particolare che richiede un abbinamento di vino altrettanto ricercato. Sara, da attenta ed esperta sommelier, ci consiglia di abbinare questo tipo di carne con un vino dal sapore morbido e beverino. Il Bellotti Bianco: leggero e naturale, si accosta perfettamente alla delicata carne di zebra, senza coprirne il gusto. Viene prodotto in Liguria ed è fatto con viti biodinamiche. Il che vuol dire, ci ha spiegato Sara, che vengono ridotti al minimo gli interventi dell’uomo, in tutto il processo di coltivazione e vinificazione.
LE POLPETTE DI DUCCIO: IL GOURMET CHE CI PIACE
Dalla savana africana, siamo tornati a gusti più di casa nostra. Casa della nonna, per la precisione. Lo chef Duccio ci ha servito delle polpette di bollito fritte, fatte tutte con ‘scarti’ del filetto: quando anche il riuso è fatto con materie prime di pregio. Ci sono dei cibi che riescono ad accenderci qualcosa nel cervello e risvegliano qualche ricordo felice. Sarà per questo che le polpette piacciono a tutti: ognuno di noi le collega ad un bel ricordo, sono un cibo allegro. Possiamo trovare i modi più ricercati per prepararle ma ci ricorderanno sempre la cucina di casa.
Per questo secondo assaggio, dal sapore di casa e famiglia, la sommelier ci ha consigliato un rosato. Un Montepulciano rosè delle terre d’Abruzzo. Polpette (piatto povero per eccellenza) e vino rosato, il più bistrattato dagli enologi, per un accostamento che sa di riscatto. “Il rosè Montepulciano – ci aiuta a capire Sara –, con la sua elevata alcoolicità, aiuta a pulire il palato dai residui dell’olio di frittura e poi con il rosato non si sbaglia mai.”
LA BATTUTA DI CHIANINA CHE CI PIACE
Dal piatto cosiddetto povero, alla nobiltà della chianina. Non potevamo organizzare una degustazione di 5 vini e 5 carni, senza un assaggio della regina delle carni italiane. Con la garanzia del marchio del Consorzio di Tutela del vitellone bianco dell’Appennino centrale, Duccio ci ha viziati con una tartare di Chianina battuta al coltello. Dalle antiche tradizioni tartare, ai menù moderni più ricercati.
Niente limone, niente aceto: un filo d’olio, sale è il modo migliore per degustare la “carne che sa di carne”. A questo splendido cilindretto di manzo crudo, Sara ha abbinato un vino del sud ma prodotto su una montagna. Anzi, La Montagna: è il Pietradolce, un rosso siciliano coltivato e prodotto sulle pendici dell’Etna.
5 VINI E 5 CARNI: STORIA DI INCROCI INTERNAZIONALI
Per il quarto abbinamento, abbiamo fatto il giro del mondo. Gli assaggi di tagliata che ci ha servito lo chef, infatti, erano di una bestia ‘nuova’. Il Marango, così si chiama questa peculiare razza bovina, è un incrocio tra la razza maremmana e la black angus americana. Viene allevata sulle colline della tuscia laziale ed è una carne estremamente apprezzata per l’elevato contenuto di Omega 3.
Ha il sapore delle nostre terre, della nostra aria ma mantiene la consistenza morbida e delicata della black angus. Accanto a questo crossover carnivoro, non potevamo non bere un vino altrettanto international. Sara ci ha fatto assaggiare uno Zinfandel californiano: “uno dei migliori vini californiani che, però, ha origini italiane. Il DNA, infatti, ha provato che lo Zinfandel è un vitigno clone del Primitivo pugliese“.
MAIALINO E VINO SARDO, CON UNA SORPRESA
Per chiudere la serata, abbiamo reso omaggio al miglior amico del griller: il maiale. Maialino al forno e vino Carignano del Sulcis, due eccellenze della Sardegna. Il primo è uno dei piatti della tradizione carnivora tra i più antichi, il secondo è un vino rosso coltivato direttamente sulle bianche spiagge dell’isola.
Ma non è tutto, potevamo lasciarvi senza una chicca finale? Allora seguite il consiglio nostro e della nostra amica sommelier: provate a mangiare un morso di porchetta e accompagnatelo con un vino passito. Sì, avete sentito bene, un vino dolce passito: dopo aver deliziato le papille gustative con i sapori del maialino sardo, pulirà la bocca e il palato, lasciando un gusto dolce dal retrogusto di spiedo.
Di Giulio Gezzi 26 Luglio 2019