VI RIPORTIAMO LA PRIMA INTERVISTA POST-MORTEM AD ANDREA CAMILLERI APPARSA SUL SANTO QUOTIDIANO (IL GIORNALE PIÙ LETTO IN PARADISO) E FIRMATA DA SAN FRANCESCO DE SALES PROTETTORE DEI GIORNALISTI
Andrea Camilleri, siciliano, scrittore, nato in provincia di Agrigento nel 1925, non è più tra noi. L’Italia perde così uno dei suoi scrittori più famosi e apprezzati al mondo. Ma perde anche una buona forchetta, amante – manco a dirlo – della cucina siciliana e dei suoi straordinari sapori. Anche grazie ai suoi racconti, ai suoi libri e alle vicende del commissario Montalbano molte ricette hanno allungato il passo e dalla Sicilia sono sbarcate in tutto il paese e, traduzione dopo traduzione, in tutto il mondo.
Certo, Camilleri è stato un grande scrittore, certo, un intellettuale apprezzato a tutte le latitudini, certo, il padre del riuscitissimo commissario Montalbano. Ma a noi piace ricordarlo come un Ambasciatore dei sapori siciliani. Se ne va dopo treni di sigarette, infiniti piatti di pasta ‘ncasciata, vagonate di arancini e di sarde.
Il suo arrivo nell’aldilà deve essere stato anche per lui una sorpresa: da ateo mangiapreti quale era chissà cosa immaginava. Sicuro è rimasto sorpreso anche lui tanto che, San Francesco De Sales direttore del Santo Quotidiano e protettore degli scrittori, ha dovuto aspettare tre giorni per poter scambiare due chiacchiere con lui. Grazie alla collaborazione tra Braciamiancora e il principale quotidiano del Paradiso vi riportiamo l’intervista che il maestro ha rilasciato.
“Camilleri sono! Con chi devo parlare per avere una sigaretta e macàri una cosa di mangiare? Ché affamato sono”.
Camilleri, ben arrivato, intanto qua non si fuma
Iniziamo malissimo direi. Secondo voi come ci sono arrivato a 93 anni senza aver mai astutato nessuno? Le sigarette mi tengono calmo. Almeno avrete del buon cibo?
Su questo può stare sereno, avrà da mangiare il miglior menù del Paradiso
E che ci devo fare io con i piatti del Paradiso? Non c’è nessuno che mi possa parare una pasta ‘a Norma, con le milinzane fritte e la ricotta salata?
No, il menù del Paradiso è differente
Non avete sarde a beccafico, qualche cannolo, al limite una teglia di pasta ‘ncasciata?
Spiacente, niente di tutto questo
Gesù! Ma allora questo non è il paradiso, assomiglia più a quei posti tristi dell’Inghilterra tra nebbia e fish and chips
Attenzione Camilleri, niente imprecazioni
M’avete a scusare, eccellenza, ma il petitto è una bestia nera e il mio è bello grande, come potete immaginare. Mi basterebbe una caponatina sciavuròsa, colorita, abbondante, da riempire un piatto bello funnùto. Una porzione per almeno quattro pirsone mi ci vorrebbe.
D’accordo, le porteremo da mangiare mentre decidiamo dove mandarla
Ma come? Vossia sia buono con me: sì, avrò detto qualche vestemmia nella mia vita ma non vorrete ittarmi agli inferi per questo. Ho fatto anche tante cose belle.
Ce ne dica qualcuna
E secondo voi provare a far riflettere le persone, con la situazioni che c’è laggiù, vi sembra cosa da poco? E poi lo conoscete Montalbano?
Sì, certo che lo conosciamo Montalbano. A proposito, perchè nel racconto “gli arancini di Montalbano” nella ricetta tanto decantata lei toglie lo zafferano, che è un ingrediente importante della ricetta?
Siamo scrittori, mica cuochi. Abbiamo la licenza poetica. E poi io conoscevo quella di ricetta e quella misi. O meglio, quella ho scritto. Ma deve sapere che erano buoni lo stesso quegli arancini.
Piuttosto, ci dica: si dice arancino o arancina?
Ah gli arancini di Adelina! Li avete mai assaggiati Eccellenza?
Caro Camilleri, qui le domande le faccio io…. e sugli arancini no, purtroppo qui non sono mai arrivati. Inferno, purgatorio o paradiso? Dove crede che debba andare?
Che volete che vi dica, Vossignoria: ovunque ci siano il mare e mia moglie.
Facciamo così: se riesce a recitarci quel passaggio in cui racconta la ricetta degli arancini di Adelina, le porte dell’Inferno per lei saranno chiuse…
D’accordo…. inizio… “Adelina ci metteva due jornate sane sane a pripararli. Ne sapeva, a memoria, la ricetta: il giorno avanti lei fa un aggrassato di vitellone e di maiale in parti uguali che deve còciri a foco lentissimo per ore e ore con cipolla, pummadoro, sedano, prezzemolo e basilico. Il giorno appresso prìpara un risotto, quello che chiamano alla milanisa (senza zaffirano, pi carità!), lo versa sopra a una tavola, ci impasta le ova e lo fa rifriddàre. Intanto còce i pisellini, fa una besciamella, riduce a pezzettini gna poco di fette di salame e fa tutta una composta con la carne aggrassata, triturata a mano con la mezzaluna (nenti frullatore, pì carità!). Il suco della carne s’ammisca col risotto. A questo punto Adelina piglia tanticchia di risotto, l’assistema nel palmo d’una mano fatta a conca, ci mette dentro quanto un cucchiaio di composta e copre con dell’altro riso a formare una bella palla. Ogni palla la fa rotolare nella farina, poi la passa nel bianco d’ovo e nel pane grattato. Doppo, tutti gli arancini l’infila in una padeddra d’oglio bollente e li frigge fino a quando pigliano un colore d’oro vecchio. Si lasciano scolare sulla carta e alla fine, ringraziannu u Signiruzzu, si mangiano”…. Ecco era più o meno così.
Perfetto, ora ha fatto venire fame anche a noi. San Calogero ce lo diceva che con i siciliani non si scherza a tavola
San Calorio de Marina che fa ‘na grazia ogni matina! Come sta il mio (unico) santo preferito? Chiedete a lui chi sono, e che omu sono. Io ho vissuto scrivendo. Certo, la penna può ferire più della spada ma se avevo da pungere mi facevo uscire le parole dalla bocca, senza nascondermi dietro un foglio. San Calò lo sa come siamo noi vecchi siciliani: per noi addannarsi è affaticoso, preferiamo starsene calmi a mangiare e vìviri vino appoiato e sincero.
Camilleri si accomodi pure, c’è una nuvola dalla quale si vede la Sicilia. Il suo posto è là.
Di Giulio Gezzi 18 Luglio 2019 (hanno collaborato San Francesco di Sales) 18 Luglio 2019
* Questa intervista è totalmente frutto della fantasia dell’autore e vuole essere un omaggio fuori dal coro al grande scrittore Andrea Camilleri scomparso recentemente.