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MORTADELLA DAY, TUTTO QUELLO CHE NON SAPETE DI UNA STORIA D’AMORE

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COSA C’ENTRI LA MORTADELLA CON L’AMORE NON LO SAPRETE MAI FINCHÈ NON LEGGERETE QUESTO ARTICOLO.

Il 24 ottobre scorso, per il secondo anno consecutivo, a Bologna si è festeggiato il Mortadella Day. In un periodo “digitale” come questo, in cui ogni cosa, anche la più assurda, viene celebrata, ci siamo chiesti più volte come mai ancora non esistesse un giorno dedicato a uno dei salumi per eccellenza. Invece no. Esiste. E non è solo digitale. Non si riempiono solo le bacheche di Facebook o Instagram, ma si riempie un’intera città, quella che ha dato i natali a questo goloso salume rosa: Bologna.

MA CHI SI INVENTA QUESTI “OGNI COSA DAY?”

Vi siete mai chiesti chi è che si inventa questi sacrosanti giorni celebrativi della qualunque? Io si, ma le risposte, a dirla tutta, mi interessano poco, io sono una di quella che “ogni scusa è buona per festeggiare”. In questo caso però sono ferratissima sull’argomento. Il Mortadella Day se l’è inventato il Consorzio Mortadella Bologna, che il 24 ottobre festeggia una sorta di compleanno del salume felsineo.

MA COSA È SUCCESSO ESATTAMENTE IL 24 OTTOBRE?

358 anni fa, esattamente il 24 ottobre del 1661, un certo Cardinal Farnese emanò un editto che regolava la produzione della mortadella, in pratica un antesignano del moderno disciplinare di produzione della Mortadella Bologna IGP. L’anno scorso per la prima edizione il Consorzio regalò alla curia di Bologna una statua rappresentante proprio una mortadella, quest’anno addirittura un museo, l’anno prossimo possiamo aspettarci un’intera via? A Bologna ci starebbe, del resto la mortadella nel mondo, da Milano in su, è conosciuta proprio come “La Bologna”.

MA UN MUSEO CHE C’ENTRA CON LA MORTADELLA?

Si tratta in realtà di una mostra permanente situata nel centralissimo Palazzo Pepoli, sede del Museo della Storia di Bologna,  in cui è possibile fare un tuffo nella Storia e nei profumi della Mortadella Bologna. Madrina dell’evento è stata la romagnola doc Anna Falchi, mangiatrice seriale di mortadella, e poi marginalmente attrice, soubrette e quasi ex Miss Italia. A sostenerla nel taglio del nastro, tra gli altri, il Presidente del Consorzio Corradino Marconi, il comico Vito e il Presidente del Museo Fabio Roversi Monaco.

Da sinistra: Fabio Roversi Monaco, Davide Conte, Corradino Marconi, Simona Caselli, Vito, Anna Falchi, Franz Campi

QUESTO LO ABBIAMO VISTO TUTTI, MA DI COSA STIAMO PARLANDO ESATTAMENTE?

Questo è quello che abbiamo visto tutti. Lo avrete letto sui giornali, lo avrete visto in tv. Quello che invece ancora voglio raccontarvi è ciò che c’è dietro le quinte di una cosa del genere.

Mi sono chiesta: ma è così facile allestire un museo? Renderlo interessante e piacevole, farlo diventare un’esperienza immersiva? Non lo è, questa è la risposta. Non lo è spesso quando parliamo di arte, figuriamoci se parliamo di cibo. Eppure esiste, da qualche parte nella testa di chi l’ha pensato, una convinzione profonda che un progetto così sui generis, e chiamiamolo anche banalmente strano, possa funzionare. E io vi dico che funzionerà. Funzionerà perché siamo un popolo di curiosi, ci annoiamo facilmente, e siamo sempre alla ricerca di cose che non conosciamo, che sono poi la maggior parte, anche se siamo così presuntuosi spesso da non volerlo ammettere.

E CHI PUO’ DIRE DI CONOSCERE DAVVERO LA MORTADELLA?

L’abbiamo mangiata da piccoli nella rosetta fragrante, quando ci sembrava di mangiare un pezzo di paradiso, l’abbiamo vista esposta nei supermercati di ogni genere e tipo, l’abbiamo vista addirittura in grandi film con grandi attrici e attori, abbiamo nella testa leggende che ci raccontavano forse i nonni, ce la immaginiamo anche di notte se abbiamo fame, ma non sappiamo quasi niente di come viene fatta. Andiamo a Bologna per mangiare i tortellini, il ragù e infine lei, la regina dei salumi, ma se conosciamo la ricetta dei primi e del secondo, quasi sicuramente non sappiamo nulla della Mortadella. È per questo che il progetto funzionerà. Perché ciò che ci è ignoto ci attira.

MORTADELLA
La mostra permanente

E ORA SI SALVI CHI PUO’!

Se vi sono sembrata romantica mentre parlavo di mortadella non è per la fame eccessiva, vi assicuro che ho appena pranzato e sono sufficientemente sazia,  ma perché mi preme dire a gran voce che la Mortadella Bologna IGP è davvero un tesoro del nostro Paese, e se noi spesso abbiamo voglia di scappare, ci sono cose che restano e che vanno custodite, preservate e portate avanti, e non parlo di  cose che devono essere salvate, ma di cose che ci salvano.

Se vi incuriosisce questo piccolo grande museo lo trovate a Palazzo Pepoli, in via Castiglione, a pochi passi dalle due torri, dove si intrecciano le strade e i sorrisi di studenti e turisti che respirano insieme l’aria di Bologna, una delle città, a parer mio, più preziose d’Italia.

di Fiorella Palmieri 29/06/2020

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