GIANFRANCO LO CASCIO È L’UOMO CHE HA RIVOLUZIONATO LA CULTURA DEL BARBECUE IN ITALIA. VISTO DA VICINO NON E’ POI COSI’ ANTIPATICO COME DICONO IN TANTI
Spigoloso, accentratore, per nulla incline al compromesso. E ha pure dei difetti. Gianfranco Lo Cascio – palermitano, classe ’74 e una vita spesa di fronte alle griglie di mezzo mondo – per molti potrebbe essere un perfetto sconosciuto. Un carneade che su Facebook condivide foto di barbecue fumanti e ricette più o meno elaborate.
FENOMENOLOGIA DI GIANFRANCO LO CASCIO – L’UOMO CHE DA’ LE CARTE
Invece, nello strano (e ancora giovane) mondo del barbecue italiano Lo Cascio è quello che la mattina “da’ le carte”. L’uomo che in un certo qual modo detta i tempi, decide la direzione della barca e fa il bello e il cattivo tempo. Oggi personaggi come lui vengono definiti “Influencer”, persone che influenzano. Non sappiamo quanto e con che intensità le masse lo seguano. Sappiamo però che se dice una cosa, essa diventa oggetto di argomentazioni per settimane.
Chi girovaga tra griglie, gare di barbecue e festival di bucasalsicce prima o poi si trova al centro di una discussione in cui al centro c’è lui: Gianfranco Lo Cascio. Ma perchè tanto rumore intorno ad una persona che, in fondo, accende un barbecue e cucina? Non è un leader politico, non un campione sportivo. Si, d’accordo, tiene corsi di barbecue in giro per l’Italia e lo fa con una sacralità che lo fanno assomigliare quasi a un santone. Ma il barbecue dovrebbe aggregare tutti felicemente intorno a una bistecca fumante, non dividere in fazioni. O no?
FENOMENOLOGIA DI GIANFRANCO LO CASCIO – L’AGGREGATORE SCALTRO
Per capire come mai questo signore attiri intorno alla sua figura (molti) simpatizzanti e (tanti) detrattori bisogna fare un passo indietro di qualche anno, quando, per intenderci, il metodo di cottura low&slow inizia a farsi largo anche in Italia. Una nascita disordinata, come spesso accade per qualunque fenomeno culturale che arriva da terre lontane, e che si diffonde a macchia di leopardo.
Lo ha introdotto Lo Cascio? No. Sicuro qualche americano trapiantato in Italia dopo la guerra avrà affumicato le sue baby backs in qualche sconosciuto giardino di periferia prima di lui.
Ma di sicuro a Lo Cascio va dato il merito di essere stato il primo ad aver aggregato gli appassionati di questa cultura culinaria e messo ordine tra tanta confusione. Una aggregazione avvenuta nel più semplice dei modi: attraverso la creazione di una comunità online. Era il 2006.
Modalità semplice ma metodologia raffinata. Lo Cascio ha costruito una solida e credibile cornice di riferimento dove questo mondo di appassionati potesse incontrarsi e scambiare idee, pareri e ricette. Tutto sotto la sua regia.
Ora, in undici anni di cose ne sono accadute. Undici anni che l’Uomo ha impiegato studiando, viaggiando, scrivendo e sperimentando. Fumavano i barbecue e fumava pure la sua testa. Di idee. Si è fatto tanti amici e molti nemici. Il motto “molti nemici molto onore” gli calza alla perfezione.
FENOMENOLOGIA DI GIANFRANCO LO CASCIO – IL LIBRO
Nel 2015 Lo Cascio scrive un altro capitolo della storia del barbecue italiano. Pubblica un libro, anzi Il libro (Diventare Grill Master edito da Editions Comunica). Il primo libro sull’argomento che non si limitasse a elencare solite ricette. Un libro ben fatto, studiato e realizzato come si deve. Pagine che si districano tra la cultura americana e la tradizione italiana.
Le chiacchiere anche qui stanno a zero: mentre i talebani dell’affumicatura a tutti costi continuavano a grigliare brisket immangiabili e pulled pork che sapevano di tutto fuorchè di pork, Lo Cascio pubblicava un libro che, tra le varie cose, dispensava consigli su come non carbonizzare la toscanissima rostinciana.
Nell’acerbo mondo del bbq italiano quel testo ha scosso e non poco. In quelle pagine è arrivato addirittura a sostenere che la Fiorentina si può preparare facendola prima passare in forno per poi rifinirla sulla griglia (la tecnica si chiama reverse searing e non è poi così sbagliata). Immaginate i Fiorentini come possano aver reagito. Quando al popolo gli tocchi il Mito la reazione scomposta te la devi aspettare.
Anche in quell’occasione Lo Cascio ha alzato l’asticella del dibattito nel micro mondo dei pit master italiani. E l’ha fatto nell’unico modo che sa fare: prendendo di petto tutto e tutti. Come una nave rompighiaccio russa.
FENOMENOLOGIA DI GIANFRANCO LO CASCIO – CHI LO AMA LO SEGUA
Lancia in resta è partito al grido “chi mi ama mi segua e grigli con me”. C’è da dire che nelle sue argomentazioni l’uomo appare preparato, si vede insomma che mentre gli altri guardavano le figure dei libri lui, quei libri, li ha letti e capiti. Il fatto è che non la manda a dire a nessuno. Quello che dice lui è legge e chi non è d’accordo rischia la bannata. O dentro il suo mondo o fuori.
Per chi scrive, tutte le dinamiche fin qui raccontate, fanno parte della vita. Ci stanno le diverse prese di posizione, ci sta l’ammirazione per il personaggio e non ci vuole una laurea per capire perchè ad alcuni non risulti simpatico (mentre lui con questo lavoro ci campa, il rancoroso arranca).
Nella vicenda c’è solo un’unica, grande, eccessiva, contraddizione: il barbecue, per definizione, dovrebbe aggregare. Unire felicemente le persone intorno ad una bistecca fumante. In questo caso la magia del “volemose tutti bene” non scatta e registriamo una amara aggregazione a corrente alternata. Peccato. Il neonato movimento, dopo i primi vagiti, già si è diviso in micro fazioni dando vita ad una scissione dell’at0mo in salsa barbecue. Nel dibattito tra gli “”anti Lo Cascio” e i “pro Lo Cascio” noi rimaniamo del partito dei “pro grigliate”.
Se negli anni fosse stato più democristiano e meno spigoloso oggi il numero dei suoi detrattori sarebbe inferiore e le salite da affrontare non così impervie. Ma probabilmente non sarebbe quel Gianfranco Lo Cascio che tutti conoscono, molti stimano, tanti criticano e troppi invidiano.
di Michele Ruschioni 2 giugno 2017