E’ STATA INTRODOTTA IN FRANCIA UN NORMA CHE OBBLIGA LA RISTORAZIONE A INDICARE LA PROVENIENZA DELLE CARNI CRUDE LA COLDIRETTI SI AUGURA CHE QUESTA NUOVA ETICHETATTURA SIA PRESTO ADOTTATA ANCHE IN ITALIA
Articolo da il Corriere della Sera
La ristorazione commerciale e collettiva francese dovrà indicare nei menu il Paese di origine di tutte le carni servite ai propri clienti. Annunciata da molti mesi dal governo e voluta dai settori economici interessati, la norma introdotta con un decreto approvato il 27 gennaio prevede che l’etichettatura debba citare il paese di origine e quello di allevamento. La regola si applicherà alle carni acquistate crude dai ristoratori e non alle carni acquistate già preparate o cotte. A vent’anni dall’etichettatura imposta alle carni bovine in un periodo in cui c’era il pericolo della mucca pazza, l’obbligo di indicare l’origine viene esteso anche a maiale, pollame, agnello e montone.
LA MENZIONE DI ORIGINE
La menzione dell’origine diventerà obbligatoria dal primo marzo 2022 per tutta la carne servita in Francia fuori casa, ovvero nelle mense scolastiche, nelle aziende o negli ospedali, nonché nei ristoranti. “Quando il petto di pollo sarà indicato come “brasiliano o «ucraino», questo cambierà il comportamento”, ha dichiarato il ministro francese dell’Agricoltura e dell’Alimentazione Julien Denormandie, ricordando che attualmente, nella ristorazione collettiva metà della carne viene importata.
COLDIRETTI: “SERVE TRASPARENZA ANCHE IN ITALIA”
“Si tratta di una misura di trasparenza importante per consumatori e per imprese italiane – afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – che va adottata al più presto anche in Italia dove circa un terzo della spesa alimentare avviene fuori casa per un importo che nonostante la pandemia ha raggiunto lo scorso anno i 60 miliardi”. Secondo Coldiretti, “l’Italia che è leader nella qualità alimentare deve essere all’avanguardia nelle normative per la tracciabilità a tavola, come è accaduto sull’obbligo di indicazione di origine per gli alimenti venduti in negozi e supermercati”. La misura – continua Prandini – “va estesa anche a ristoranti, trattorie e mense pubbliche e private nelle scuole, negli ospedali, nelle aziende e militari ai prodotti più sensibili, dalla carne al pesce, dai formaggi ai salumi, dalla frutta alla verdura”.