AMA LE TRADIZIONI CONTADINE QUELLE DELLA SUA TERRA, LA TOSCANA, PER QUESTO MOTIVO ANDREA LAGANGA STIMATO MACELLAIO GROSSETANO VUOLE VINCERE IL PROSSIMO WBC PER TENERE ALTO L’ONORE DEL MADE IN TALY
“Se vuoi puoi! Non esistono scuse”
Chi ama volare non si lascia prendere per mano, bisogna allentare i legami per librarsi in cielo e guardare il mondo dall’alto. Per staccarsi da sé e trovare nuovi stimoli, nuove sfide e nuove opportunità. Andrea Laganga, classe 1985, macellaio maremmano di Grosseto, sogna ad occhi aperti. Sogna di volare in California e vincere il prossimo World Butchers’ Challenge, il mondiale di macelleria.
Questo figlio della Maremma sente un amore straripante per la sua terra e per le tradizioni che lo hanno cullato sin da piccolo. Ama le oasi di verde incontaminato, le mandrie sparse per i campi e gli specchi d’acqua luccicanti. Ama il profumo della cucina toscana e le ricette contadine. Ama la sua famiglia che lo ha sempre lasciato libero di andare dove vuole. Tanto ci si rivede sempre davanti a una brace e a una bistecca alla Fiorentina. Insomma, per questo “Maremma boy” la tradizione è ghiotta e ha il profumo della libertà.
ANDREA LAGANGA, UN PILASTRO DELLA NAZIONALE
Andrea ha una personalità solare, gli basta sorridere con gli occhi per contagiarti con il suo buon umore, con quella voce giovane, cordiale e allegra allo stesso tempo. Lo sanno bene i suoi clienti che ogni giorno lo vedono nella macelleria di famiglia, un’oasi del gusto dove modernità e tradizione si fondono in modo perfetto: da una parte american barbecue e carni estere dall’altra salumi toscani e piatti tipici.
Andrea è uno dei pilastri della Nazionale Italiana Macellai. Se questa squadra è nata in gran parte lo si deve a lui. Facile lanciare un’idea tra una bistecca e un bicchier di vino: “Fondiamo la nazionale e insegniamo a tutti che la ciccia è bella e buona”. Più difficile mettere in pratica l’idea se la clessidra non concede più di 48 ore. Ma Andrea non teme lo scorrere del tempo. E’ il Roberto Baggio di questa nazionale. Come il divin codino ai mondiali del ‘94 ci mandò ai quarti pareggiando con la Nigeria alla fine del secondo tempo, per poi segnare ancora ai supplementari, anche lui ha compiuto il miracolo. Ha iscritto la brigata azzurra in zona cesarini. Pareggio. Poi versando le rate d’iscrizione ha segnato la doppietta. Vittoria. Staccato il biglietto per Belfast 2018.
NON BASTANO PIU’ I TROFEI EUROPEI
L’esperienza in Irlanda del Nord gli è rimasta nel cuore per tanti motivi. Per il folclore, il confronto con nuove culture e l’emozione che sempre regala una competizione sportiva. A parte il successo personale di Francesco Camassa (inserito nel World Team 2018), la nazionale non ha portato a casa nessun trofeo. Colpa dell’inesperienza o forse di una giuria filo anglosassone? Poco importa. Andrea guarda oltre e in quanto referente per l’Italia al WBC è già volato in California per visitare il Golden 1 Center, un’arena da 20 mila spettatori. Roba da far tremare i polsi, è infatti la casa dei Sacramento Kings, la locale squadra NBA.
“Chi ha provato il volo comincerà guardando il cielo perché là è stato e là vuole tornare,” scriveva quel genio di Leonardo Da Vinci. In vista di Sacramento cresce nella nazionale l’entusiasmo e la voglia di tornare a calcare un palcoscenico mondiale. Andrea sa che non bastano più i trofei vinti in Germania e Francia, non basta più essere campioni d’Europa, il pubblico che li segue sui social chiede di più, chiede un trofeo mondiale.
LA NAZIONALE ITALIANA MACELLAI RAPPRESENTA IL MADE IN ITALY
“La nostra nazionale rappresenta il made in Italy” afferma cosciente del fatto che più grande è un impegno, più grandi sono le responsabilità. In gioco c’è l’onore gastronomico del Paese, a cominciare da quello della Maremma, la sua terra, che profuma di ingredienti semplici ma capaci di comporre grandi piatti. “Rispetto a un Europeo – continua pensando alle difficoltà in gara – il WBC ha regole più severe, si paga ogni minimo errore”. Per vincere dunque sa che saranno fondamentali i dettagli. Ma sa anche che solo chi osa può volare alto. Ecco perché ha già spiegato le ali.
di Gianluca Bianchini