GRAZIE ALL’INFORTUNIO SI E’ ACCORTO DI NON ESSERE ENTRATO IN UNA GRANDE SQUANDRA MA IN UNA GRANDE FAMIGLIA E SA CHE ALL’AFFETTO E AL SOTEGNO RICEVUTO DEVE RISPONDERE DANDO IL MASSIMO A SACRAMENTO
eat sana, corpore sana”
Era scritto nelle stelle o forse come dicono gli indiani è semplicemente il suo karma. E il suo karma lo chiama sempre a confrontarsi con un’incognita. L’incognita è quando credi di avere il destino già scritto e invece ti accorgi che devi lottare per realizzarlo. A Sacramento non ci sono dubbi gareggerà, ma è reduce da un brutto infortunio (si è tagliato quattro tendini e un nervo alla mano destra) e quindi se per gli altri sarà dura per lui lo sarà ancora di più.
Come andrà a finire dipenderà da tanti tasselli, da come si incastreranno e soprattutto se recupererà a pieno la sensibilità alle dita. Vincere sarebbe stupendo, sarebbe il coronamento di un sogno. Ma una cosa è certa: quale che sia il risultato per lui è già una vittoria essere lì in California a gareggiare con i colossi della macelleria internazionale.
MARTINO DE MITA, ESSERE UN FIGLIO D’ARTE NON SEMPRE AIUTA
Martino, classe 1989, macellaio di Martina Franca (Taranto), è cresciuto con tante difficoltà e un’unica certezza: ama la sua terra e con essa gli allevamenti, il bel centro storico del paese e soprattutto ama il profumo delle specialità tipiche: in primis, le bombette che dànno spettacolo sulla griglia e poi il capocollo che dalle sue parti prima si marina nel vin cotto e poi si affumica col fragno. Insomma, una vera leccornìa.
Testardo come un mulo, quando si mette qualcosa in testa niente lo può fermare, fila dritto fino a quando non realizza il suo obiettivo. Se ha deciso che a Sacramento darà il massimo significa che convenevoli a parte lui farà di tutto per vincere. E se avrà momenti di sconforto, naturali dopo un infortunio così grave, ci sarà comunque la moglie a rincuorarlo e tutta la famiglia a fare il tifo per lui.
In famiglia lo sanno quanto è dura quella testa, anche più di un sasso delle Murge. Sin da ragazzo il suo sogno è sempre stato quello di fare il macellaio; il papà silenzioso lo lasciava fare, la mamma severa lo rimbrottava in continuazione e il nonno faceva sempre di no con la testa. “Martino tu sei un mancino – gli diceva – e i mancini non sono buoni per il disosso”. Una stilettata al cuore per un ragazzino che sogna di stare dietro a un banco carni. Una sentenza che roderebbe il fegato a chiunque figurarsi il suo: la terza generazione della famiglia De Mita. A maggior ragione se quella sentenza è espressa da un signore che a Martina Franca è conosciuto da tutti come il Re dei Fornelli.
MARTINO DE MITA, ALLENARSI CON LE LAME E’ PERICOLOSO
Non c’è da stupirsi dunque se il fornello del nonno è rimasto a guardarlo per 5 anni. Solo dopo aver compiuto la maggiore età gli è stato possibile cucinare qualcosa “ma non per i clienti al massimo per il personale” ha sentenziato la massima autorità in famiglia.
Nonostante la dura gavetta, Martino non si è dato per vinto, ha ingoiato il rospo continuando a lavorare sodo e oggi non solo è dietro un banco carni, è diventato addirittura un macellaio da competizione. In Nazionale ci è entrato dopo aver superato due prove. E’ stata la moglie a spronarlo quando ormai pensava di non farcela, poi invece le prove le ha portate a termine nei tempi stabiliti e quando era tutto pronto per gareggiare ecco un’altra l’incognita. La Terza dopo le due presentategli da Nonno Martino, un tempo fiero antagonista oggi invece il suo più fervido sostenitore.
Per migliorare la sua performance in allenamento fa volare le lame e si taglia quattro tendini e un nervo, subisce due interventi e corre il rischio di perdere la sensibilità alle dita. Addio ai sogni di gloria, dunque, ma non alla competizione. La Nazionale Italiana Macellai ha voluto fortemente che andasse con loro in Francia, per fargli sentire l’affetto di una famiglia e per distrarlo da un infortunio che lo aveva scosso. “A Clermont-Ferrand – ricorda – mi ha colpito l’abbraccio finale dei miei compagni e quando è arrivata la vittoria non sono riuscito a trattenere le lacrime”.
UN INFORTUNIO NON DISTRUGGE UN SOGNO, LO RENE PIU’ GRANDE
Per Sacramento Martino non nutre grandi aspettative, psicologicamente è ancora provato, quindi, si limita a dire che darà il massimo, ma “nel limite delle mie possibilità”. Noi gli crediamo e anche Rossana, sua moglie, che lo sprona come fosse un coach e magari anche stavolta, credendo di non farcela, Martino riuscirà a centrare un grande obiettivo. Un in bocca al lupo se lo merita tutto.
di Gianluca Bianchini