LA CARNE SINTETICA NON PUÒ DIVENTARE OGGETTO DI UN DIBATTITO IDEOLOGICO LA VERITÀ È CHE COMMERCIALIZZARLA NON HA SENSO ALMENO ALLO STATO ATTUALE CHECCHÉ NE DICANO CERTI STUDI SMETTIAMOLA DUNQUE DI CRITICARE IL GOVERNO PERCHÉ SU QUESTO PUNTO HA RAGIONE DA VENDERE DIFENDIAMO L’AGROALIMENTARE ITALIANO
Faccio una premessa, non sono un militante e non ho mai fatto politica in vita mia, non sono dunque uno di quelli che pensa che da una parte ci sia il bianco e dall’altra il nero, assolutamente, ma non riesco comunque ad esimermi dal dirlo.
Che palle, davvero, non se ne può più, ogni qual volta il governo di centro destra fa o dice qualcosa a favore dell’agroalimentare italiano, in particolare della carne, si leva un ginepraio di voci maliziose: accuse fulminee, fraintendimenti divertiti, ilarità gratuite, sghignazzi incomprensibili. Un siparietto sciocco che si ripete sempre, puntualmente, anche quando il governo merita di essere ascoltato eccome.
Il che conferma, purtroppo, la malafede di una certa parte politica che, mai paga di mettere in difficoltà i propri rivali, anziché plaudire a iniziative lodevoli, quando ce ne sono, che fa? Non proferisce parola. Tace. Diventa improvvisamente muta, acqua in bocca come un pesce.
Anche il silenzio però ricordiamocelo parla. E cosa dice questa mancanza di attenzione? Insinua che il governo è isolato a livello internazionale. Ma in realtà non è così, perché l’Italia in Europa, sappiatelo, non è affatto isolata, ha i suoi alleati in una lotta molto importante per l’agroalimentare italiano.
FRANCIA E AUSTRIA COME L’ITALIA BOCCIANO LA CARNE SINTETICA
La Francia e l’Austria, infatti, si sono unite all’Italia nel condannare la carne sintetica. Finalmente! In una nota congiunta, appoggiata da altri 9 paesi e inviata qualche giorno fa all’Ue, si leggono parole poco lusinghiere su questo nuovo alimento. Non piace perché rappresenta “una minaccia” ai “metodi di produzione alimentare genuina che sono al centro del modello agricolo europeo”.
Se questa dunque è la situazione, cosa aspetta la sinistra con la sua pletora di intellettuali a fare altrettanto? Anziché perdere tempo a parlare di poltrone e culetti scoperti, (se ne facciano una ragione lo spoil system esiste in tutte le democrazie) si uniscano al governo e sprigionino tutta la loro potenza di fuoco in questa lotta che alla fin dei conti interessa tutti, governo e opposizione, ma in primis i cittadini.
Perché di questo si tratta, di tutelare il nostro patrimonio agroalimentare, il buon cibo, la carne saporita, l’eccellenza gastronomica del nostro Paese che, sottolineiamolo, per i suoi inconfondibili sapori, per i suoi profumi inebrianti, per il suo gusto impareggiabile, è famosa e apprezzata in tutto il mondo. E invece di fronte alla volontà ferrea della nostra premier di impedire la commercializzazione della carne sintetica ecco le stupidaggini che finora ci siamo dovuti sciroppare.
SMETTIAMOLA DI INVENTARE BALLE PER DIFENDERE INTERESSI ALTRUI
“È un’occasione persa,” ha esclamato uno chef televisivo che la carne sintetica in verità non l’ha mai assaggiata; “resteremo indietro,” gli hanno fatto eco i suoi estimatori, abituati a farsi servire i piatti e pure le idee; “gli allevamenti inquinano”, si sono allarmati gli ecologisti che hanno senz’altro ragione, ma si dimenticano che esistono pure aziende agricole virtuose; “Gli animali soffrono,” hanno gridato indignati i vegani, che rinuncerebbero a tutto, anche a ricotte, frittate e sfogliatelle; “la carne fa male,” hanno ammonito infine i ricercatori, sciorinando dati che, se letti bene, in realtà parlano di probabilità e non di certezze. Fatta eccezione per i trasformati che, comunque, consumati con moderazione, non arrecano nessun danno alla salute.
Ma quante fesserie, mi chiedo, per giustificare qualcosa di discutibile, ovvero la produzione della carne sintetica che al momento, bisogna saperlo, non dà alcuna garanzia, né dal punto di vista della salubrità (lo dice uno studio della FAO in collaborazione con l’OMS), né dal punto di vista della sostenibilità (lo afferma uno studio dell’università di Berkeley in California).
Detto in modo più esplicito, allo stato attuale non si può affermare in modo incontrovertibile che questo novel food prodotto in laboratorio non possa arrecare danni al nostro organismo (sono da valutare con attenzione gli effetti dei contaminati chimici e i rischi cancerogeni) e non mancano neppure sospetti sul fatto che i metodi di lavorazione utilizzati non possano generare addirittura più inquinamento di quello prodotto dagli allevamenti bovini. L’impatto sul riscaldamento globale potrebbe essere addirittura 25 volte più grande rispetto a quello causato dalla produzione della carne propriamente detta.
MA QUALE OCCASIONE PERSA? DIFENDIAMO L’AGROALIMENTARE ITALIANO
Di fronte a questi rischi, dunque, mi chiedo come si fa a parlare di occasione persa? L’occasione persa potrebbe essere al massimo quella degli enormi tornaconti economici che ruotano attorno alla produzione dei cibi sintetici, miliardi di dollari che fanno gola ad aziende statunitensi, israeliane, inglesi, olandesi e danesi, inserite nel business dei food novel.
A parer mio, dunque, ha fatto bene la premier Giorgia Meloni ad aver voluto un ddl per impedirne la produzione e la commercializzazione, ha fatto bene il presidente della repubblica Sergio Mattarella a firmarlo e hanno fatto bene la Francia e l’Austria a unirsi in questa battaglia.
È vero, l’Europa deve ancora pronunciarsi sul ddl italiano che per ora resta bloccato e non è detto che l’Europa entro marzo non possa pronunciarsi a favore della produzione e commercializzazione della carne sintetica e in tal caso l’Italia andrebbe incontro a una infrazione, perché con il suo ddl violerebbe il trattato sulla libera circolazioni di beni e servizi.
Ma chi se ne frega! La politica è anche questo, difendere in maniera appassionata le proprie idee, non accettando supinamente tutto quello che ci viene imposto dall’alto. Al contrario cercando di ridurre le distanze tra noi e i centri decisionali.
A maggior ragione se, uno, l’Europa non si è ancora espressa a favore della carne sintetica e, due, la prospettiva è quella di trasformare le nostre aziende agricole – che sono perfette così, inserite in paesaggi meravigliosi, con fertili pianure, quinte di montagna e verdi colline – in laboratori chimici anonimi e incolore. Ma che tristezza!
PAROLE DI BUON SENSO
Di fronte a questa prospettiva, deprimente, non capisco le critiche rivolte alla nostra premier per quanto ha detto ad Atreju, ovvero che gli influencer che pensano solo al portafogli, i “furbagnez”, non sono un modello da seguire.
“Il vero modello da seguire – ha affermato – è il modello di chi quella eccellenza italiana la inventa, la disegna, la produce e tiene testa a tutti nel mercato globale, semplicemente perché siamo i più bravi, lo sappiamo fare meglio e ai giovani bisogna spiegare che crearli quei prodotti è decisamente più straordinario che limitarsi a mostrarli”.
Trovo che queste siano parole di assoluto buon senso, che valgono per tutti, anche per noi che con i social ci lavoriamo, e che non meritano critiche, al contrario meritano solo di essere appoggiate, senza se e senza ma, per una battaglia importantissima che è ancora in corso e che riguarda tutti noi.
Aiutiamo, dunque, la politica più avveduta su questi temi a preservare e valorizzare il nostro sistema agroalimentare e quello di tutta Europa e smettiamola di dare retta a chi parla senza riflettere o peggio ancora a chi parla con la puzza sotto il naso. Perché quest’ultimi poverini, non per colpa loro, ma per limiti congeniti evidenti, di eccellenze gastronomiche e di carne buona, purtroppo, non capiscono una mazza!
di Gianluca Bianchini 25/01/2024