SCIENZA ANTIVEGANA, BARBECUE ED EVOLUZIONE: SECONDO ALCUNI STUDI MANGIARE CARNE E CUOCERLA È STATA LA CHIAVE DI VOLTA PER AVERE UN CERVELLO PIÙ GRANDE E PERMETTERE L’EVOLUZIONE DEGLI UMANI.
Amici vegani, siamo spiacenti: le vostre diete possono anche essere di moda ma, secondo due studi indipendenti, chiamarle “naturali” per gli esseri umani è una forzatura in termini evoluzionistici. Vi ricordate i Flinstones, gli “Antenati” cartooneschi che impazzivano per bistecconi giganti, in grado di ribaltare la loro auto di pietra? Probabilmente sono state proprio quelle mega-braciole a farci diventare come siamo oggi. Certo, non c’erano succulente costate di brontosauro sulle tavole dei nostri veri antenati. Ma due studi suggeriscono che mangiare carne e cucinarla è ciò che ha consentito al cervello degli ominidi di crescere straordinariamente in pochi milioni di anni. Non è la prima volta che archeologi e biologi evoluzionisti fanno simili asserzioni. Là fuori c’è un bel po’ di letteratura scientifica che sostiene quest’idea, appoggiata a lungo anche dal famoso primatologo di Harvard e vegetariano (ops!) Richard Wrangham.
SCIENZA ANTIVEGANA: AL GORILLA NON FAR SAPERE, QUANTO È BUONA LA CARNE SUL BRACIERE
Al centro della ricerca c’è il fatto che l’attuale cervello umano (anche se rappresenta solo il 2 per cento della nostra massa corporea) consuma il 20 per cento dell’energia del corpo a riposo: il doppio di quella di altri primati. Carne e cibi cotti sarebbero stati necessari per fornire la spinta di calorie necessarie ad alimentare un cervello in crescita. Uno studio pubblicato nel 2012 negli Atti della National Academy of Sciences, ha esaminato le dimensioni del cervello di diversi primati. In genere, alle specie con il corpo più grosso corrispondono cervelli più grossi. Eppure gli esseri umani possiedono cervelli particolarmente grandi e ricchi di neuroni rispetto alle dimensioni del corpo. Mentre i gorilla – tre volte più massicci di noi – hanno cervelli più piccoli e con un terzo i neuroni. Perché? La risposta, a quanto pare, è da ricercarsi nella dieta “crudista e vegana” dei nostri cugini pelosi, che richiede ore per fornire le calorie necessarie a sostenerne la massa. Un gruppo di ricercatori brasiliani, guidati da Suzana Herculano-Houzel, una neuroscienziata dell’Università federale di Rio de Janeiro, ha calcolato che l’aggiunta di neuroni al cervello dei primati ha un costo fisso di circa sei calorie per miliardo neuroni.
SCIENZA ANTIVEGANA: ARROSTO PREISTORICO
I gorilla, per evolvere un cervello simile a quello umano, avrebbero bisogno di ulteriori 733 calorie al giorno: insomma due ore di alimentazione in più. Ma il povero scimmione spende già l’80 per cento delle ore di luce dei tropici per alimentarsi. I primi ominidi – che mangiavano solo vegetali – avrebbero avuto bisogno di sgranocchiarli per più di nove ore per consumare abbastanza calorie. Così una dieta vegana e crudista sarebbe stata improbabile, dati gli enormi pericoli e difficoltà nel raccogliere così tanti frutti e tuberi. Cosa dev’essere successo? Che abbiamo imparato a mangiare carne e a cucinare! Se vogliamo credere al racconto dello scrittore inglese Charles Lamb, tutto nasce dal fatto che gli uomini primitivi tenevano i maiali nelle loro case. Un bel giorno una andò a fuoco coi maiali chiusi dentro. Così abbiamo scoperto l’arrosto. Ovviamente questa è una versione romanzata e i neuroscienziati brasiliani non si azzardano a speculare su come ci siamo imbattuti nella cucina (anche se in Brasile si sono guadagnati una reputazione nell’arte del barbecue, che chiamano churrasco). Ciò che è certo, spiega Herculano-Houzel, è che la cottura rende i cibi più commestibili tutto l’anno e rilascia più sostanze nutritive e calorie. E non trascuriamo il fatto che spendere meno tempo “al pascolo” e più tempo riuniti attorno al fuoco ci ha dato maggiori opportunità di socializzare, cosa che può aver contribuito ulteriormente ad affinare il nostro cervello.
SCIENZA ANTIVEGANA: COSA TI DICE IL CERVELLO? “MANGIARE CARNE!”
Se cucinare non era routine prima dell’alba dell’umanità, sicuramente lo era già il mangiare carne. Un secondo studio, pubblicato sulla rivista PLoS ONE, ha esaminato i resti di un bambino preumano, morto di malnutrizione circa 1,5 milioni di anni fa. Frammenti di un teschio trovato nella moderna Tanzania rivelano che soffriva di iperostosi porotica, un tipo di crescita ossea spugnosa associata a bassi livelli di ferro e vitamine B9 e B12: il risultato di una dieta priva di prodotti animali in una specie che li richiedeva. Quindi o il latte materno mancava di nutrienti chiave o il bambino stesso non ne consumava abbastanza direttamente da carne e uova. “Da ciò, la constatazione che la carne deve essere stata parte integrante, e non sporadica, della dieta pre-umana più di 1 milione di anni fa”, dice l’autore principale dello studio, Manuel Dominguez-Rodrigo, un archeologo dell’Università Complutense di Madrid. Ciò supporta la teoria che la carne ha alimentato l’evoluzione del cervello umano, anche perché era abbondante sulla savana africana, dove gli esseri umani si sono evoluti, ed è il miglior pacchetto di calorie, proteine, grassi e vitamina B12 necessari per la crescita e il mantenimento del cervello. Dominguez-Rodrigo ha aggiunto che “non c’è tradizionale società che viva come i vegani“, essenzialmente perché non sarebbe possibile ottenere la vitamina B12, che è disponibile solo in prodotti animali.
SCIENZA ANTIVEGANA: BRINDIAMO AL BARBECUE
Una nuovissima ricerca del 2015, sostiene che sarebbe il consumo di carboidrati, in particolare sotto forma di amido, ad essere stato l’elemento critico per l’espansione accelerata del cervello umano negli ultimi milioni di anni. Ma afferma anche che mangiare carne avrebbe dato il calcio d’inizio per l’evoluzione cerebrale e che alimenti cucinati ricchi di amido ci hanno resi più intelligenti ancora. E allora solleviamo un buon bicchiere di vino (la fermentazione potrebbe essere l’altro biglietto da visita di un cervello superiore) e brindiamo al barbecue. Sarebbe da stupidi non farlo!
di Enrico Cicchetti 01/03/2016
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