Le bollicine, lo sappiamo, non sono tutte uguali, metterle nello stesso calderone senza tenere conto delle differenze tra un prosecco e uno spumante, per esempio, è sbagliato.
Il Metodo Classico, o metodo tradizionale, un tempo chiamato anche Metodo Champenoise, valorizza invece uve che richiedono molto più tempo per sprigionare i loro sentori. I frutti vengono vendemmiati in anticipo e sono sottoposti a lunghi affinamenti prima della rifermentazione in bottiglia.
I principali vini che nascono da questo procedimento sono il Franciacorta, l’Oltrepo’ Pavese, l’Alta Langa e il Trentodoc, se vogliamo rimanere sul nostro territorio nazionale. Ma c’è un esempio ancora più universale: lo Champagne.
Proprio il celebre vino francese ha in comune con il Trentodoc i vitigni di riferimento, cioè quelli ammessi dal disciplinare di produzione per la vinificazione: pinot bianco, pinot nero, pinot meunier e chardonnay.
In Trentino la viticoltura è prevalentemente orientata verso lo chardonnay; non è un caso quindi, che buona parte della produzione di Rotari sia volta al Rotari Brut, un Blanc de Blancs composto per il 100% dall’uva a bacca bianca.
In alternativa troviamo il Brut Rosè, che invece prevede una percentuale di pinot noir nel mosto.
La sua produzione è minore per una difficoltà di coltivazione dell’uva a bacca rossa su quel territorio. Ogni socio di Rotari è infatti libero di scegliere quale vigneto coltivare e in quale misura; è compito della cantina valorizzarne poi il raccolto.
di Roberto Serrentino – 23 gennaio 2018