SEMBRA UN REMAKE DEL FILM CULTO “INDOVINA CHI VIENE A CENA” MA È TUTTO VERO (O QUASI). E NON RIDETE: PENSATE CHE POTREBBE CAPITARE ANCHE A VOI
Riuscite a immaginarvi Berlusconi che va a letto con una vecchia partigiana? Ecco, questa è l’immagine che mi è apparsa in testa, come un flash, quando lei mi ha detto “stasera possiamo andare a cena all’Old Wild West“. Stupore, incredulità, confusione.
A CENA CON UNA VEGETARIANA: LEI
Lei, vegetariana, ma non di quelle che lo fanno per moda (così dice), o peggio, pensando di poter dimagrire rinunciando alla carne (tesoro, a che serve dire di no alla bistecca, se poi ti fai fuori una vaschetta da 2 chili di gelato al cioccolato?). No, lei lo fa per scelta, perché non vuole far soffrire gli altri esseri viventi. Del resto, non è ciò che fanno tutti i nazivegani? Come potrebbe essere una sofferenza sentirli ripetere ossessivamente quanto siano migliori di te… Poi magari tu vai a lavoro in bici e loro si fanno scarrozzare dal SUV 3000 turbo benzina del papi, ma chissene. I cavalli motore non vengono mica macellati!
A CENA CON UNA VEGETARIANA: LUI
Quindi da un lato lei, vegetariana convinta (che se infatti ci capisse qualcosa non avrebbe mai scelto quella catena di ristorazione per una cena), dall’altro tu, convinto che non potrai mai e poi mai rinunciare a una bistecca. E non perché sei sadico e vuoi veder soffrire gli esseri viventi, ma solo per un egoistico pensiero, che negli anni hai anche imparato a usare come risposta contro i nazivegani : “sono un essere vivente anch’io, e non voglio soffrire. E privarmi della carne sarebbe per me una sofferenza“. Inattaccabile. Un’argomentazione talmente fine che la prima volta che la usai scese nientepopodimeno che Aristotele, il papà dei sillogismi, per complimentarsi.
NON È UN MENU MA LA MAPPA DI UNA ZONA DI GUERRA
In mezzo a voi due, un menu che pare il tabellone del Risiko. Tu sai che qualunque scelta farai sarà un piccolo passo che ti porterà alla vittoria o alla sconfitta. Li vedi i suoi carrarmati – verdi, manco a dirlo – puntare minacciosi verso i tuoi (lo so che non esistono, ma i miei sono color bistecca al sangue). La prima mossa è la sua, e conquista subito l’area in fondo. No, non l’Oceania, ma la sezione “green” del menu.
“Ah, ma quelli non sono i contorni?” esclamo. Lei zitta, sguardo torvo, due semplici lettere escono dalle sue labbra: “no“. E io saluto le truppe dell’Indocina. I primi eroi valorosamente caduti durante la serata. È quindi il mio turno, e lei, affabile ma tagliente, mi interroga con lo sguardo: “E ora cosa farai?”
C’ERA UN RAGAZZO, CHE COME ME, MANGIAVA I BURGER E IL PULLED PORK
È una guerra lunga, di posizione, roba che in confronto il Vietnam è stata una partita a ping-pong tra un muso giallo e un americano (che solitamente quella pallina la usa per i giochi alcolici delle feste universitarie). Decido dunque di cominciare a studiare il mio avversario, aprendo con un antipasto da condividere. Una porzione di patatine fritte per due. Finché siamo ancora in due, vivi, intorno a questo tavolo.
Proseguo la mia analisi del menu, valutando ogni possibile spiraglio. Si va dalla conquista delle Americhe, con Tex Mex e costolette, all’idea di buttarsi sul pollo. “Ma è sempre carne!” ti fa giustamente eco la voce nella testa “Sì, ma è un concetto volatile…“. Aristotele in questa occasione mi volta le spalle: non apprezza una battuta così spartana (risate registrate; 300, per l’esattezza).
IL CONTO. O MEGLIO IL RESOCONTO. DI GUERRA
La cena procede senza intoppi. Mentre il cameriere prendeva le ordinazioni lei era tranquilla, così come lo era all’arrivo delle portate. C’è qualcosa che non quadra, e prima di andarcene devo capirlo. Devo comprendere cosa l’ha spinta a farmi quella proposta che a me appare così bizzarra. Se io detestassi la montagna, non direi mai a nessuno di venire a fare un’arrampicata con me. Che senso avrebbe? Allora perché questo invito a cena? La risposta è prima di tutto l’ennesima riprova di quanto l’universo maschile e quello femminile siano così diversi. Ma è anche la dimostrazione di come spesso ci poniamo mille questioni sul nulla. “Beh, sono io quella vegetariana, mica tu. Non dev’essere un problema dove andare a mangiare, solo per una mia scelta. Questa sarebbe un’imposizione intollerabile“.
Punto. Set. Partita. La ragazza ha vinto. Mi alzo e vado a pagare. Un po’ per cavalleria, un po’ perché stasera mi ha regalato una grande lezione. Perché in fondo, sebbene la vegetariana sia lei, questa sera la figura del broccolo l’ho fatta io.
di Alberto Incerti – 31 marzo 2017