Verso il 2019, Capitale della Cultura Europea
“Alzando gli occhi vidi finalmente apparire, come un muro obliquo, tutta Matera. È davvero una città bellissima, pittoresca e impressionante”. A distanza di oltre sessant’anni la reazione di Carlo Levi (confinato a Eboli) al cospetto della cruda bellezza di Matera è ancora attuale. Per fortuna oggi è più semplice arrivare quaggiù, sebbene spingersi in quest’angolo d’Italia sia ancora impresa da non sottovalutare per chi decida di mettersi alla guida alla volta di una località tanto celebrata, quanto tagliata fuori dalle principali rotte turistiche.
Più di qualcosa cambierà nel 2019, quando Matera parlerà all’Europa da Capitale Europea della Cultura designata, rivelando a chi ancora non ne conoscesse gli straordinari panorami da superficie lunare – o da albori della cristianità, come suggerivano prima Pasolini, poi Mel Gibson sul grande schermo qualche anno fa – un fascino incontaminato che trasuda secoli di storia. E racconta la capacità dell’uomo di plasmare la natura a sua esigenza, la storia di un’antropizzazione che si ripete nel tempo, dal paleolitico ai giorni nostri, e ha trasformato un territorio ricco di grotte scavate nel tufo in una brulicante città sotterranea, tra le più antiche conservate al mondo.
Corsi e ricorsi: abitare la pietra
Di qui passarono Greci, Bizantini, Longobardi, Saraceni, Normanni, poi Federico II e gli Aragonesi; intanto una natura tanto maestosa quanto indomabile metteva a dura prova gli insediamenti che si avvicendavano nei secoli, spesso squassati da violenti terremoti.
Ma le tracce di un mix culturale come pochi al mondo, a ben guardarle, sono tutte lì, nascoste tra i celebri Sassi, nei vicoli dell’abitato medievale e rinascimentale, all’interno di antiche chiese rupestri e sfarzosi edifici barocchi, nei rioni della città nuova progettata da noti architetti italiani. Oggi i luoghi di culto accertati – tra eremi, cripte, cenobi, basiliche ipogee – sono ben 155, spesso custodiscono affreschi e pitture murali e si perdono nel panorama frastagliato dell’altopiano della Murgia, che si percorre a piedi lungo i sentieri del Parco Archeologico Storico Naturale; ma chi arriva in Basilicata per scoprire Matera cerca soprattutto il contatto con i Sassi – il Barisano e il Caveoso, tra loro lo sperone roccioso della Civita, sormontata dalla Cattedrale – oggi in parte adibiti all’ospitalità: quando il sole battente che arroventa la pietra tramonta, si esce a cena per ritrovarsi a metri di profondità, per mangiare in grotta in uno spazio fuori dal tempo.
La storia dell’enogastronomia lucana, a tavola in grotta
Che sia in un ambiente millenario o in locali più moderni, mangiare a Matera può essere un’esperienza estremamente soddisfacente. L’enogastronomia locale dispone di grandi prodotti e si dimostra incline a preservarli il più possibile da voli pindarici e contaminazioni azzardate: quindi aspettatevi di ritrovare nel piatto i sapori genuini di una cucina di terra povera, da agricoltura e pastorizia, ma ricca di colori forti e sapidi: il caciocavallo podolico, i pecorini locali e le specialità della salumeria, le verdure selvatiche, erbe amare e fiori (gli asfodeli dell’altopiano), cime di rapa, asparagi, cardi e funghi cardoncelli; poi i legumi, che la tradizione locale condivide con la Puglia, protagonisti di zuppe (la crapiata), da consumare freschi o lavorati; la carne di pecora alla pignata e l’agnello protagonista delle grigliate, ma anche il baccalà da accompagnare con la dolcezza (insospettabile) dei peperoni cruschi.
E una specialità locale apprezzata indistintamente: il Pane di Matera da farina di grano duro, gonfio, profumato, bruno, e giallo all’interno. Anche la pasticceria ricalca la tradizione, e fa largo uso di un altro prodotto del territorio, il miele.
Ecco per voi qualche consiglio per godere al meglio della Matera enogastronomica (prosegui la lettura cliccando sul link che segue)
http://www.gamberorosso.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=1021791:miniguida-di-matera-i-sapori-della-tradizione-custoditi-dai-sassi (di Livia Montagnoli per il GamberoRosso.it)