I COLTIVATORI DI MANDORLE CALIFORNIANE NON CI STANNO A PASSARE PER DISTRUTTORI DELL’AMBIENTE E CI HANNO SCRITTO PER SPIEGARCI ALCUNE COSE
Ci lusinga sapere che un nostro vecchio articolo intitolato I vegani e le mandorle della vergogna è stato letto con interesse perfino in America. Ha infatti catturato l’attenzione nientedimeno che della Board of California, uno dei grandi complessi industriali del Paese che si occupa guarda caso proprio della produzione di mandorle.
Il Board, tramite l’ufficio stampa italiano, ci ha contattato per esporci il suo punto di vista. Che bene inteso non è né carnivoro né vegano. Ma non rimane silente su temi sensibili come la gestione delle risorse idriche o il rispetto della fauna e dell’ambiente. Lo fa però con equilibrio, non provando a scardinare le nostre perplessità, ma al contrario, cercando semplicemente di spiegare come quelle tematiche stiano particolarmente a cuore anche a loro.
Dalla lettura dei documenti inviatici emerge infatti l’impegno costante a migliorare la sostenibilità delle loro tecniche di coltivazione. Colpisce soprattutto l’approccio scientifico e l’idea di riutilizzare tutte le parti del raccolto, anche quelle di scarto, per creare nuovi materiali, nuovi combustibili e nuove bevande. Ovviamente c’è ancora tanto da fare, anche perché la produzione di mandorle californiane è mastodontica, genera la più grande esportazione del pianeta e le conseguenze infelici di questo sfruttamento intensivo del terreno sono note a tutti: prosciugamento delle falde acquifere, inquinamento atmosferico e danni alla flora e alla fauna.
MADORLE CALIFORNIANE: MIGLIORE UTILIZZO DELLE RISORSE IDRICHE
Ma per il Board una cosa deve essere chiara al netto di tutte le critiche che possono essere sollevate. In California la maggior parte dei mandorleti sono a conduzione familiare. A volte si arriva perfino alla terza o alla quarta generazione. Questo significa che i coltivatori, che il Board rappresenta, hanno tutto l’interesse a preservare i loro terreni e ad adottare quindi metodi di coltivazione più sostenibili. A cominciare da una gestione attenta delle risorse idriche.
Per questo i produttori, pur ritenendo che l’acqua necessaria a far crescere un mandorlo sia identica a quella di cui hanno bisogno altri alberi da frutta, non intendono restare con le mani in mano. E non si accontentano nemmeno di aver ridotto negli ultimi 20 anni del 33% l’acqua che serve a produrre un chilo di mandorle.
In collaborazione con l’Università della California stanno infatti cercando di capire come fare a ottenere riserve idriche più consistenti. L’idea è quella di agire su un doppio binario. Da una parte continuare a usare l’acqua di superficie e dall’altra trasferire l’eccesso di acqua piovana nei frutteti dormienti in modo da farla penetrare lentamente nel terreno fino a riempire le falde sottostanti.
MANDORLE CALIFORNIANE: RIUTILIZZO DEI MATERIALI DI SCARTO
Un’altra questione importante di cui il Board si è fatto carico è quella relativa al riciclo di una parte del raccolto. Vale a dire al riutilizzo dei gusci di mandorle sia duri che morbidi. In genere i gusci vengono usati come mangimi e lettiere (giacigli) per il bestiame. Ma siccome negli ultimi anni la crisi dell’industria lattiera-casearia ha fatto calare la richiesta di gusci, i ricercatori stanno pensando a un loro diverso utilizzo.
Il primo consiste nel trasformarli in bio-carburanti (metano, carbone, etanolo e diesel rinnovabile). Ma, poiché anche questo settore non risulta essere particolarmente redditizio, un’altra opzioni possibile è quella delle bio-plastiche. Materiali alternativi che sono resistenti e refrattari al calore. Una proprietà che consente di creare utensili da cucina come ad esempio le forchette. Insomma, i campi di ricerca sono davvero tanti e vanno dal packaging agli pneumatici fino alla produzione di birra e sidro. Senza dimenticare che i gusci di mandorle possono essere utilizzati nei campi, al fine di nutrire il terreno e ridurre così l’uso di fertilizzanti e pesticidi.
LE MANDORLE CALIFORNIANE: LA TUTELA DELLE API
Una buona notizia per le api che negli ultimi tempi, a causa dei composti chimici, hanno sofferto molto. Per proteggerle i coltivatori hanno quindi deciso di creare più di un centinaio di progetti. Ad esempio, hanno dedicato loro 20 mila acri pieni di piante e fiori e stanno perfino pensando di nutrirle con lo zucchero ricavato da gusci, anziché continuare a somministrare sciroppo di frumento che pare non apprezzino molto.
Ringraziando il Board per avere allargato le nostre vedute, manteniamo ferme alcune perplessità, soprattutto quelle relative alle falde che dovrebbero contenere acque antichissime, e rinnoviamo il nostro impegno verso i lettori a fornire ulteriori dettagli sull’argomento ogni qualvolta si presenterà l’occasione.
Di Gianluca Bianchini 19/05/2019