DOPO LA PARTECIPAZIONE ALLA TRASMISSIONE DI ALESSANDRO BORGHESE TRA LE GRIGLIERIE DI MILANO DUE HANNO CHIUSO, UNA RADDOPPIA E L’ALTRA VA A GONFIE VELE
Alessandro Borghese è un tipo buffo. L’ho sempre pensato. Poi, piano piano ho capito che la questione era un po’ più complessa. Si era uno chef, ma non uno di quelli che si tolgono i camici sudici per approdare in tv, no. Quindi a un certo punto è diventato per me una sorta di creatura mitologica, mezzo chef mezzo showman e, a dirla tutta, anche mezzo trottolino amoroso.
Ha messo su questo programma buffo come lui “4 ristoranti”, e nel turbinio dei vari masterchef e roba simile il suo è autentico. L’ho guardato mille volte e mille volte l’ho trovato geniale.
Gente normale, che vive una vita normale, e che sicuramente cucina un po’ fuori dal normale, certo chi meglio chi peggio, ma Borghese non è che vada proprio dall’ultimo che si è improvvisato ai fornelli dopo aver aperto un food blog.
L’altro giorno, rivedendo la puntata milanese del programma, mi si è accesa la lampadina intermittente della curiosità: ma dopo il passaggio di Alessandro Borghese, che vento tirerà da quelle parti? Bene, per iniziare la rubrica meneghina di Braciamiancora ho pensato proprio di andare a vedere cosa fanno oggi, dopo due anni, i ristoratori scelti da Alessandro per la sfida alla migliore carne alla griglia di Milano.
COME CAMBIA LA VITA DOPO AVER PARTECIPATO A 4 RISTORANTI: IL VINCITORE? HA CHIUSO!
Li avevamo lasciati intenti a muoversi tra le loro griglie e i carboni bollenti, con un finale al cardiopalma perché erano tutti lì lì per poter vincere. Poi Alessandro “Salomone” Borghese, ha incoronato il “non del tutto indiscusso” ristorante argentino “San Telmo” e la bella proprietaria Aixa Natel, l’unica, oltretutto, ad avere avuto una parola buona per tutti, un’onestà intellettuale che forse le ha fatto guadagnare i 2 punti di distacco dal secondo classificato, La Filetteria Italiana.
Sono passati 2 anni e io, che sono curiosa come una biscia, questo dubbio proprio non potevo tenermelo. Quindi li ho cercati, li ho trovati e ora vi racconto come stanno le cose. La premessa però è d’obbligo, anche perché è da titolone gigante sul giornale dei “Perché?”.
COME CAMBIA LA VITA DOPO AVER PARTECIPATO A 4 RISTORANTI : MUU NON C’E’ PIU’
A lasciare baracca e burattini prima di tutti è stato proprio il San Telmo, che dopo la vittoria ha chiuso i battenti, lasciando l’acquolina in bocca ai curiosi come me che, dopo la puntata, avrebbero voluto assaggiare la carne argentina più buona di Milano, o almeno così dipinta dallo chef dei chef. Le teorie sono tante ma, visto che non sono riuscita a sentirli, credo che il dato di fatto possa bastare.
L’altra perdita, anche questa per motivi che andrebbero approfonditi, è Muu House. Francesco, il proprietario, non si era propriamente distinto per il servizio, appiccicando quasi in fronte a Massimo, proprietario de La Griglia di Varrone, il bollettino di garanzia del Culatello di Zibello, dissolvendo ogni dubbio. Era proprio un simpatico burlone con cui mi sarebbe davvero piaciuto scambiare due chiacchiere.
Non mi resta quindi che ascoltare i due sopravvissuti, che in realtà vivono meglio o addirittura raddoppiano. Francesco, uno dei 3 soci della Filetteria Italiana, è ancora entusiasta del programma. C’è poco da fare, Borghese funziona, la gente si fida e poi va a provare. Il resto lo fa il ristorante intelligente: cucina bene e fidelizza la clientela.
COME CAMBIA LA VITA DOPO AVER PARTECIPATO A 4 RISTORANTI: I SOPRAVVISSUTI
Carne strana direbbe mio padre, ma interessante aggiungerebbe. Cammello, renna, zebra, cervo, kobe, la straordinarietà delle carni esotiche. Una griglia senza braci ma elettrica che, anche a detta degli altri concorrenti, non ha mai fatto rimpiangere l’odore del legno ardente. Francesco è un ragazzo giovane, 33 anni mi dice, poi si corregge, 34. Chissà in quell’anno che ha distrattamente dimenticato quante novità gli saranno cadute sulla testa.
A due anni di distanza il ristorante specializzato in filetti continua a macinare successi e oggi rinnova il look. La splendida Brera ancora si illuminerà di una nuova speranza, quella di 3 giovani ragazzi che hanno dato a Milano una possibilità, e a cui Milano, lanciando la solita sfida della città che corre più di tutte, ha risposto forte e chiaro, certo la voce era un po’ quella di Alessandro Borghese, ma adesso non formalizziamoci troppo.
Francesco continua a mettere parole dietro parole, è in macchina, ha tempo da perdere nel traffico e voglia di parlarmi, e spara la bomba: “Lo sai che raddoppiamo”, “Dove?” “Sui navigli, apriamo prossimamente. In 3 anni, da quando siamo nati, non ci siamo mai fermati, siamo giovani, abbiamo voglia di fare”. Francesco, cosa ti devo dire? Goditi, insieme ai tuoi compagni d’avventura, questo successo meritato, Milano ti cammina accanto, questo te lo dico io.
LA VITA DOPO A 4 RISTORANTI: “NON CI ABBIAMO CAPITO PIU’ NIENTE”
Un minuto dopo passo dalla voce squillante di Francesco all’accento toscano e divertente di Tony, il direttore de La Griglia di Varrone. Alla puntata ha partecipato Massimo, il titolare, sicuramente il più pungente tra i concorrenti. Massimo però ne sa, perché si vede quando ne sai e ti trattieni anche a dirle tutte.
Tony era in vacanza quando è andata in onda la puntata, ma è stato chiamato a raccolta perché Borghese aveva colpito ancora. “C’è stato un momento un cui non capivamo più niente” mi dice Tony.
La cosa bella è che la puntata continua ad andare in onda e milanesi o “giargiana” (come qui vengono definiti gli “impuri”, ossia quelli che non sono nati a Milano) continuano a bussare alla porta di Massimo e Tony nel nome di Alessandro Borghese.
Tony ha una parlata presente, come chi ti racconta una cosa e ti chiede, senza dirlo, di essere ascoltato e di non perdere niente di quello che ti dice. Io non ho mai muri tra me e chi mi sta accanto, assorbo tutto e mi faccio convincere se la storia mi piace. Lui mi parla, racconta, si confida.
Lo ascolto come un’amica che deve poi dare un consiglio, ma alla fine è Tony che mi dà una dritta: “Vieni a provare la nostra carne… e poi vedrai”. Tony, come dirti di no? Io vengo a provarla la tua griglia, perché certe cose due volte non me le faccio ripetere. Milano mi guarda e lo capisce quanto bisogno ci sia di cose buone, che sanno di fumo e di legna e che in bocca diventano luoghi, storie e modi di essere il più delle volte autentici.
di Fiorella Palmieri 1/10/ 2019