SI PUÒ IMMAGINARE IL THANKSGIVING SENZA IL TACCHINO? OGGI PROBABILMENTE NO MA BISOGNA SAPERE CHE NEL XVII SECOLO IL VOLATILE NON COMPARIVA SULLE TAVOLE DEI PRIMI COLONI VOLETE SAPERE IL PERCHÉ? ALLORA LEGGETE L’ARTICOLO
Il giorno del Ringraziamento, o più semplicemente il Ringraziamento, è una delle feste più rappresentative d’America. Come lo sono anche il 4 luglio o il Columbus Day. Si celebra il quarto giovedì di novembre ed esprime gratitudine per quanto il signore ha voluto offrire nel corso dell’anno.
Per l’occasione le tavole americane vengono quindi imbandite con ogni ben di Dio: torte di mela, purè di patate, pesce, carne e soprattutto il tacchino, il piatto simbolo del Thanksgiving.
Negli anni infatti il mitico volatile è diventato il protagonista assoluto della festa, dispensando non solo sostanza ma anche colore. A New York carri a forma di tacchino sfilano per le arterie principali; a Washington invece due esemplari vengono graziati dal presidente in una cerimonia ufficiale alla Casa Bianca.
Proprio mentre milioni di loro simili vengono sacrificati sulle tavole di tutto il Paese. E se le associazioni animaliste si indignano l’umorismo dissacrante delle caricature non sembra affatto curarsene.
IL THANKSGIVING PRIMA DEL TACCHINO : ABRAMO LINCOLN
A onor del vero il Thanksgiving più che la festa del Ringraziamento dovrebbe essere ricordata come la festa della rappacificazione. Fu infatti voluta nel 1863 dal presidente Abramo Lincoln in piena guerra civile con l’intento di risanare le ferite inflitte dal sanguinoso conflitto.
A convincerlo fu una scrittrice americana Sarah Josepha Hale, la quale propose anche di mettere il tacchino al centro della ricorrenza. Bene inteso, non che il tacchino non si mangiasse anche prima, ma da allora è diventato il piatto ufficiale della festa (di fatto già celebrata in ogni angolo del Paese).
Ma se poi ascoltiamo anche fonti non presidenziali apprenderemo che il tacchino in realtà è entrato con largo anticipo nel folclore del Ringraziamento. Anche se fu assente sulle tavole delle prime celebrazioni. Perché?
IL THANKSGIVING PRIMA DEL TACCHINO : I WAMPANOAG
Perché mancano le evidenze storiche: il tacchino non è ritratto nei quadri che raffigurano il primo Thanksgiving, quello del 1621; non è neppure citato nei documenti del tempo e non viene ricordato né dalle fonti orali né dagli studi sui reperti archeologici. Probabilmente i padri pellegrini, sbarcati in America l’anno precedente, avevano già avuto modo di conoscere il volatile (in quegli anni ancora selvaggio e ruspante).
Gli era stato mostrato dai nativi del Massachusetts, i wampanoag, i quali, viste le drammatiche condizioni in cui versavano gli inglesi, indicarono il tacchino come importante fonte di sostentamento. E quindi i coloni al tempo già lo mangiavano ma questo non significa che lo facessero durante il Ringraziamento.
CERVO E SELVAGGINA DA PIUMA
E allora i padri pellegrini con che cosa imbandivano la tavola del Thanksgiving? Per rispondere a questa domanda è bene procedere per gradi, elencando prima cosa non era incluso nel menù del XVII secolo. Ovvero: niente purè di patate (tuberi bianchi o dolci non erano ancora disponibili), niente torte preparate con farina di granturco (il mais dolce arriverà molto più tardi), niente ripieni a base di pane.
Il nuovo mondo offriva invece molta frutta (susine, meloni, uva e mirtilli) e verdure (porro, cipolle, fagioli, carciofi e zucche). Più altri prodotti già tipici della cucina inglese: ortaggi (rape, cavoli e cipolle) ed erbe aromatiche (salvia, timo, rosmarino e prezzemolo). E la carne? C’era la selvaggina da piuma ma anche il cervo.
Nel 1621 i wampanoag regalarono ai loro amici inglesi ben cinque carcasse di cervo. E non mancavano i doni del mare: pesci, molluschi e crostacei. Per quanto riguarda le bevande, invece, la festa era un autentico inno alla sobrietà, si beveva quasi solo acqua, magari qualche bottiglia di vino, ma con molta probabilità né birra né sidro (in America non c’erano le mele).
ARROSTI E BOLLITI
Oggi per preparare il pranzo del Thanksgiving gli americani dispongono di moderne cucine e comodi utensili ma al tempo la vita non era così facile. I coloni inglesi erano soliti braciare o bollire la carne non certo metterla nel forno. Pezzi di carne di cervo o interi volatili venivano infilzati negli spiedi e arrostiti davanti al fuoco all’aperto.
Mentre nel camino di casa grandi pentole di ottone cuocevano stufati, verdure e granaglie. Inoltre, gli ossi carnosi venivano bolliti per ottenere il brodo da utilizzare nei giorni seguenti (ricordiamo che i primi thanksgiving duravano tre giorni). E non mancavano salse, ad esempio la mostarda, per condire piatti di carne o erbe e noci per farcire i volatili.
Di Gianluca Bianchini 19/11/2018