PANI CÀ MEUSA DI ROSARIO RIBBENE E’ UN LIBRO CHE RIEVOCA ANTICHI SCORCI DI PAESE DOVE ODORI, SAPORI, DIALETTO E USI LOCALI SI MESCOLANO ASSIEME PER CONDURRE IL LETTORE NEL MONDO VERACE DEL PIU’ AUTENTICO STREET FOOD SICILIANO
Il pane caldo e dorato senza mollica, imbottito con filetti di milza e polmoni croccanti, sbollentati, fritti e ripassati nello strutto, così viene preparato il panino câ meusa, sovrano indiscusso dello street food siciliano, servito schettu, senza contorno, o maritato, accompagnato col caciocavallo, un formaggio che viene fuso sulla carne.
A parlarcene è Rosario Ribbene, giornalista autore di Pani câ meusa. La cucina di strada in Sicilia, una bellissima analisi antropologica (pp.143, € 12,00) pubblicata da Marcello Clausi editore.
PANE CÂ MEUSA ROSARIO RIBBENE : UNO STREET FOOD CHE FA RIVIVERE ANTICHE TRADIZIONE
Chi si aspetta l’ennesimo ricettario sbaglia. Il libro indaga un popolo e Ribbene ce lo racconta con puntualità e chiarezza; osservare le abitudini alimentari della regione, i momenti conviviali, riattiva infatti le tradizioni del luogo, il cuore pulsante di una civiltà.
Un antropologo americano ha osservato che l’uomo, in quanto dotato di capacità simbolica, è il solo essere capace di distinguere tra l’acqua distillata e l’acqua benedetta e che le preferenze che accorda a determinati cibi piuttosto che ad altri sono largamente determinate dalla cultura.
Conoscere le succulenti, e in questo caso, unte abitudini alimentari può far rivivere dunque usi, costumi, dialetti, lontani mondi sommersi. Un racconto variopinto delle piazze, dei vicoli di Sicilia che traspone il lettore in atmosfere lontane cariche di odori, sapori, incartate e riposte attraverso il panino con la milza, addentato solitamente con arroganza famelica.
Una passeggiata disinvolta nel mondo verace e amaro degli ambulanti o dei putiari, a capo delle piccole botteghe artigianali della carne, sopravvissute alla grande produzione. Un viaggio. Tutto questo è il testo edito da Clausi.
PANE CA MEUSA : MA CHE BEI DISEGNI
L’autore inserisce sempre in chiave sociologica e a mo’ di approfondimento altri episodi che si distaccano dal panino in questione, come le antiche tecniche di lavorazione della “salsiccia Pasqualora” di Caccamo. Citato da Virgilio nelle Georgiche prevede la macellazione dei maiali in pieno periodo pasquale piuttosto che nei mesi invernali.
Le pagine rilegate con cura e tradotte integralmente in lingua inglese con l’introduzione di note esplicative di tutti i cibi di strada, seducono non solo gli isolani ma anche i numerosi visitatori dal palato curioso, amanti degli antichi borghi.
Originale è l’idea dei disegni che accompagnano la lettura e attraverso i quali gli antichi misteri si rianimano: in parte sono schizzi in bianco e nero, ricavati da una serie esterna realizzata da Santoro sui venditori ambulanti siciliani; in parte, inclusa la copertina, sono a colori e realizzati proprio per questo libro con la tecnica della china. Un progetto vivace che dà sale alla quotidianità palermitana e che sottoscrive il famoso detto “adduvi c’è gustu un c’è perdenza”.
di Gilda Pucci 05/02/2019