PER LA PRODUZIONE DI MANDORLE, CIBO TANTO CARO AI VEGANI, SI CREANO DANNI ALL’AMBIENTE IRREPARABILI BASTA CONTROLLARE QUELLO CHE ACCADE IN CALIFORNIA
Se consultate il famoso, ma ormai fuori stampa, Ricettario di Nonna Vegan alla voce mandorle leggerete pressappoco quanto segue: “Con questa frutta secca si possono preparare tante ricette costose ma sofisticate. Da dolci elaborati a tartare sopraffine fino all’esotica salsa di avocado. In più, il suo latte, afrodisiaco, fa tanto bene alla salute e grazie alle esportazioni della California la materia prima è sempre abbondante“.
Anzi abbondantissima. Quello che però questo testo immaginario non dice è come vengono prodotte le mandorle negli Stati Uniti. Argomento spesso ignorato dai vegani per ovvie ragioni. Se lo facessero dovrebbero ammettere che la loro cucina non è poi così etica come sostengono. Perché gli ingredienti utilizzati, seppure salubri, non sempre vengono prodotti in modo sostenibile. E questo purtroppo è particolarmente vero per le mandorle della California (il maggiore produttore mondiale).
LE MANDORLE DELLA CALIFORNIA : IL QUADRO GENERALE
I riflettori si sono accesi sulla California tra il 2011 e il 2015, periodo in cui il Paese è stato colpito da una tremenda siccità, con gravi conseguenze sia per flora che per la fauna. Il governo decise allora di intervenire limitando il consumo dell’acqua.
Ma la misura non impedì che importanti risorse idriche venissero destinate a mandorle, noci e avocado. Tutte colture note per bere tanto e forse troppo. Inoltre, mentre il clima si faceva sempre più arido, gli agricoltori della Valle Centrale continuavano a piantare nuovi mandorleti, tanto che questi si sono espansi fino ad occupare un’area di 3600 km². Vale a dire un’estensione di poco inferiore al Molise.
Un ampliamento inopportuno ma giustificato dai ricchi introiti derivanti dall’esportazione. Ogni anno, infatti, più di 760 mila tonnellate di mandorle finiscono all’estero garantendo così un fatturato di ben 4 miliardi di dollari.
LE MANDORLE DELLA CALIFORNIA – LE FALDE ACQUIFERE
L’indubbio vantaggio economico non ha però compensato la penuria idrica. Anzi si può dire che l’abbia aggravata. Infatti, i contadini, ad un certo punto si sono messi a pompare acqua dal sottosuolo.
Ma è stata una decisione scellerata, perché svuotare le falde acquifere ha significato privare la terra di una risorsa antica, fondamentale e soprattutto insostituibile, senza la quale il Paese si espone continuamente alla minaccia di siccità sempre più aspre e terribili.
Inoltre, l’acqua del sottosuolo, fungendo da spugna, stabilizza il terreno evitando un suo cedimento o peggio ancora un terremoto. Prova ne è che alcune metropoli, come Houston (Texas) o Citta del Messico, che hanno già prelevato acqua dalle falde, stanno registrando un abbassamento di livello. Mentre Giacarta in Indonesia è addirittura sprofondata di quattro metri.
LE MANDORLE DELLA CALIFORNIA – LA FAUNA
Ma questo è un problema non sempre visibile ad occhio nudo. Quello di cui invece i californiani si sono subito resi conto è stata la presenza di animali selvaggi nei centri urbani.
La siccità ha infatti innescato una sorta di effetto domino sconvolgendo così un intero ecosistema. È stata colpita prima la vegetazione, milioni di alberi e distese d’erba, poi gli animali. E tra questi una delle prime vittime è stato il ratto canguro della pianura di Carizo, la cui popolazione si è drasticamente ridotta.
A quel punto i predatori che si cibavano del roditore – rettili, rapaci, volpi e coyote – hanno dovuto cercare cibo altrove arrivando fino a Baskerfield, cittadina a sud della Valle Centrale.
Inoltre, per la siccità, sono morti 4 mila cervi nel vicino Nevada, mentre a Nord il salmone Chinook ha rischiato addirittura l’estinzione a causa del surriscaldamento del fiume Klamath.
LE MANDORLE DELLA CALIFORNIA – LE API
Ad ogni modo, a tirare le cuoia non sono stati solo gli animali, ma anche gli insetti. E in particolare le api sia quelle libere che quelle d’allevamento.
Le prime hanno patito l’azione congiunta di pesticidi e fungicidi, le seconde invece si sono ammalate a causa dello stress a cui sono state sottoposte dagli apicultori. Questi ormai trovano più redditizio impiegarle per l’impollinazione piuttosto che per produrre il miele. Così ad ogni fioritura un esercito ronzante di miliardi d’api svolazza fra i mandorleti della Valle Centrale per far maturare i frutti.
Si tratta però di un impiego itinerante che consiste nel trasportare gli alveari nei camion dove le api purtroppo accusano la mancanza di cibo e l’impossibilità di defecare. Lo stress, inoltre, impedisce il pieno sviluppo delle ghiandole del cibo rendendo gli esemplari adulti inadatti ad allevare le nuove generazioni.
LE MANDORLE DELLA CALIFORNIA – L’INQUINAMENTO ATMOSFERICO
Ma se a far crescere le mandorle ci pensano le api, il compito di rendere più fecondo il terreno spetta invece ai fertilizzanti. E qui emerge un altro grande problema. Infatti, secondo un articolo pubblicato dalla rivista americana Mother Jones, questi composti immettono fino al 40% dell’ossido di azoto presente nell’atmosfera. Un’emissione estremamente nociva che imprigiona le città in una densa cappa di smog.
Tra le più colpite c’è Fresno, nella cui contea guarda caso si produce più di un 1/5 delle mandorle del Paese. L’inquinamento ha serie conseguenze sulla salute degli abitanti, soprattutto sui più poveri, che disgraziatamente si ammalano di asma.
Un problema di disuguaglianza sociale e quindi etico di cui le mandorle a quanto pare sono corresponsabili. Anche se non ha molto senso incolpare un frutto visto che a monte c’è la mano dell’uomo.
Di Gianluca Bianchini 15/02/2018