L’OLIO DI PALMA FA MALE ALLA SALUTE SE CONSUMATO IN MODO ESAGERATO MA FA MALE AL PIANETA. UNA VOLTA PER TUTTE FACCIAMO CHIAREZZA SU QUESTO INGREDIENTE CHE HA INVASO LE CUCINE DI TUTTO IL MONDO
Da qualche tempo su molte confezioni di generi alimentari è comparsa, ben evidente, la scritta: “senza olio di palma”. Una mossa che le aziende hanno messo in campo per tranquillizzare i propri consumatori sempre più spaventati da questo olio vegetale molto usato nell’industria dolciaria. Tanto per capirci: la Nutella, che fa impazzire tutti, viene realizzata con olio di palma.
OLIO DI PALMA : E’ LA DOSE CHE FA IL VELENO
Sugli effetti dell’olio di palma gli esperti si sono spesso divisi. A Maggio 2016 l’Istituto Superiore di Sanità ha emanato una nota nella quale chiariva che molti dei rischi propagandati sull’olio di palma non corrispondevano a realtà, o meglio, non erano diversi da quelli di tanti altri alimenti grassi. Poi è stata la volta dell’Efsa, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare che ha pubblicato un documento di 159 pagine, secondo la quale il problema dell’olio di palma sono i derivati del glicerolo prodotti durante la raffinazione. Un fenomeno comune a tutti gli olii di semi ( mais, cocco, girasole, palma). Questi derivati se consumati in maniera eccessiva possono causare danni alla salute. In buona sostanza l’olio di palma è un grasso saturo, va consumato con moderazione. Un eccesso di grassi saturi nell’alimentazione – insieme ad altre abitudini alimentari sbagliate – può portare a rischi cardiovascolari, a livelli più alti di colesterolo, all’obesità e al diabete. Insomma, è la dose che fa il veleno.
OLIO DI PALMA : OLIO LOW COST ECCO IL SUO SEGRETO
L’Olio di palma è ottenuto da frutti simili alle olive di diverse varietà di palme. Dopo il raccolto, i frutti sono trattati con il vapore per essere sterilizzati, snocciolati, cotti e messi sotto una pressa per estrarne l’olio, che viene in seguito raffinato diventando di colore giallo-biancastro. Viene ampiamente utilizzato nell’industria alimentare per mantenere la consistenza morbida di torte, merendine, altri prodotti da forno e creme spalmabili. Chi fa una torta in casa di solito utilizza il burro, cioè un grasso saturo che permette di ottenere una migliore consistenza dell’impasto rispetto all’olio di oliva o ad altri oli vegetali, che sono invece insaturi. L’olio di palma, anche se proviene da un vegetale, ha più cose in comune con il burro: è fatto essenzialmente di acidi grassi e in più ha il pregio di essere quasi insapore, quindi più adatto del burro che modifica il gusto dei preparati. È inoltre un grasso poco costoso e che si conserva più facilmente, caratteristiche che lo hanno reso il più diffuso per la preparazione di dolci a livello industriale.
OLIO DI PALMA : IL PROBLEMA ETICO
Foreste desertificate, terreni impoveriti, lavoratori sfruttati, violazione dei diritti umani, bambini strappati dai banchi di scuola, popolazioni costrette ad abbandonare le proprie terre e a perdere le proprie radici culturali per sempre. C’è tutto questo dietro l’olio di palma. Il problema quindi, oltre che legato alla salute, ha delle ripercussioni etiche e a degli oggettivi riflessi sullo stato di salute del pianeta e delle popolazioni più deboli. In Indonesia vengono impiegati nella produzione dell’olio di palma bambini sotto i dieci anni come ha denunciato Amnesty International. Una denuncia corroborata da foto, documenti e testimonianze. La situazione non è molto differente negli altri paesi del sud est asiatico e dell’africa dove la produzione di olio di palma è una risorsa economica.
OLIO DI PALMA : GRANDI AZIENDE DICONO NO ALL’OLIO DI PALMA
Astuta mossa di marketing o scelta etica? Fatto sta che alcune azienda (Coop, Alce Nero e Di Leo) hanno detto no all’olio di palma. Ascoltando le richieste dei propri consumatori e puntando su una filiera virtuosa e controllata. Alce Nero, sul mercato dal 1999, non ha mai usato l’olio di palma, puntando sul “nostrano” olio extravergine d’oliva, senza altri grassi aggiunti. Da poco più di un anno anche la Di Leo, azienda del materano, ha eliminato l’olio di palma (sostituito da blend composti da olio di mais e olio di girasole e, in alcuni prodotti, olio extra vergine d’oliva, e contestualmente ha registrato una notevole crescita nel fatturato, tanto da essersi impegnata nel progetto “All’orango io ci tengo”, per cui per un anno, dal 1 ottobre 2016 al 1 ottobre 2017, l’1% del ricavato della vendita della linea biscotti Fattincasa (dal 1990 esclusivamente con olio di mais) sarà destinato alla salvaguardia degli orango di Sumatra, dove foreste tropicali e le specie che le abitavano sono state distrutte per fare spazio proprio alle coltivazioni di palma da olio.
OLIO DI PALMA : CONTRADDIZIONI TRA UNIVERSITA’
Il problema a quanto pare sembra essere sopratutto etico. Secondo gli esperti quindi l’olio di palma non fa male e si può utilizzare senza rischi nelle industrie alimentari? Un verdetto positivo è arrivato dall’Università di Napoli Federico II, durante un recente convegno tenuto nel Dipartimento di Farmacia. Secondo i relatori, l’olio incriminato potrebbe sviluppare sostanze potenzialmente nocive soltanto se lavorato sopra i 200 °C e senza adeguati controlli. Le aziende, hanno quindi spiegato, avrebbero già eliminato tali rischi, visto che le possibilità tecnologiche per ricavare un olio privo di agenti nocivi per la salute dell’uomo esistono e sarebbero già in uso da tempo.
Un’altra ricerca universitaria condotta dalle Università di Bari, Padova e Pisa, in collaborazione con la Società Italiana di Dialettologia ha evidenziato invece come l’Olio di Palma sia in grado di distruggere le cellule del pancreas che producono l’insulina. Conseguenza: l’olio di palma provoca danni irreversibili, tra questi – oltre ai già dimostrati danni a carico del sistema cardiovascolare – il diabete mellito. E assumere – anche inconsapevolmente – grandi quantità di questo grasso saturo non è poi così difficile. Soprattutto per i bambini. L’olio di palma è infatti contenuto in molti prodotti della prima colazione, biscotti (anche quelli della prima infanzia) e merendine.
Nello studio portato avanti da Francesco Giorgino, professore dell’Università di Bari e coordinatore della ricerca, emerge che l’olio di palma agisce direttamente sulle cellule beta, distruggendole. Di qui la produzione inadeguata di insulina. Sotto la lente una proteina – la p66Shc – contenuta tra l’altro anche se in quantità minore anche nel burro e nei formaggi. “La proteina p66Shc – ha spiegato il professor Giorgino all’Adnkronos – è invece un potente induttore di stress ossidativo a livello cellulare. Agisce promuovendo la formazione di specie reattive dell’ossigeno, che sono in grado di danneggiare e uccidere le cellule. E funge anche da amplificatore di altri fattori in grado di promuovere lo stress ossidativo, quali l’iperglicemia nel diabete e un aumento della produzione di fattori coinvolti nell’infiammazione”.