IN FRANCIA SARA’ VIETATO METTERE SULLA CONFEZIONE DEI PRODOTTI VEG SCRITTE COME “HAMBURGER DI TOFU” O “SALAME VEG” : SONO INFORMAZIONI FUORVIANTI E DANNEGGIANO I CONSUMATORI
La Francia ha approvato una legge che vieta ai prodotti vegani di definirsi per quello che non sono. Vegan Hamburger, latte di soia, salame di tofu: tutte denominazioni che spariranno dagli scaffali dei negozi francesi. I nomi dei prodotti vegani, sono considerati fuorvianti per il consumatore. “Termini come formaggio o burro, devono essere usati limitatamente per prodotti di origine animale” ha twittato Jean Baptiste Moreau, parlamentare francese proponente della legge. Vicino a Macron e al movimento En Marche, Moreau ritiene che la legge aiuterà “i consumatori a informarsi meglio sulle proprie abitudini alimentari.”
LA SOIA NON FA IL LATTE
La decisione è arrivata dopo la sentenza della Corte di Giustizia Europea che ha vietato l’uso dei termini latte e formaggio per indicare prodotti non di origine animale. In particolare, questa sentenza, è stata emessa un anno fa contro la TofuTown, azienda alimentare di prodotti vegani.
Il mercato vegan, però, va ben oltre gli pseudo-latticini. Se è vero che il latte di soia non esiste, è dunque vero che non esistono nemmeno gli hamburger di tofu o le salsicce vegetali o gli affettati di verdure.
L’ASCESA DEL MERCATO VEGAN
In Italia, il mercato dei prodotti vegani è in ascesa. Dagli ultimi dati Eurispes 2017 emerge che gli italiani vegani sarebbero intorno al 3% dei consumatori (1% nel 2016). Un dato in crescita e che evidenzia anche come molti ex vegetariani (-2,5% dal 2016) si siano ‘radicalizzati’ vegani.
Il volume d’affari per il mercato dei prodotti vegani è enorme. Stime reali sono difficili da reperire: la normativa sul settore è ancora scarsa e le analisi sono quasi sempre di parte. Leggere qualche numero, però, potrebbe essere interessante.
Negli Stati Uniti (non proprio un popolo di vegetariani e animalisti) il consumo di prodotti vegani è aumentato dell’8.1% nell’ultimo anno, con introiti per circa 3.1 miliardi di dollari. Il trend europeo è in linea con questo andamento, così anche quello italiano: 10.1% in più di vendite di prodotti vegani nel solo mercato italiano.
Un’impennata che qualche anno fa era impensabile. La causa principale di questo incremento è nella crescita dell’offerta di questi prodotti. Molti marchi prestigiosi hanno aperto una propria linea di prodotti vegani e nuove marche stanno nascendo intorno a questo comparto.
FAKE FOOD
Molti di questi sono cibi specifici e non richiamano ad altri prodotti sull’etichetta; altri, invece fanno esplicito riferimento a qualcosa che il consumatore conosce ma che non troverà una volta aperta la confezione. Non se ne fa un fatto di precisione linguistica.
È pur vero che chiamare le cose col proprio nome sarebbe il primo passo verso la trasparenza. La scorretta denominazione in etichetta dei prodotti vegani è un rischio per i prodotti originali. Che differenza c’è tra il Parmisao brasiliano e il Salame vegano?
Beh uno è un prodotto animale e l’altro no ma al di là di questo sono identici. Entrambi, infatti sono delle mistificazioni dannose per i veri prodotti che scimmiottano. Il salame e il parmigiano sono prodotti unici e originali. Fanno parte del nostro patrimonio economico e alimentare, per questo dovrebbero essere protetti da certe falsificazioni.
Però c’è da dire che è divertente vedere i vegani mentre cercano di trasformare il Seitan in una bistecca.
Di Giulio Gezzi – 6 Febbraio 2019