LA STESSA RICETTA DA 44 ANNI: IN QUESTO PICCOLO PAESE IN PROVINCIA DI MESSINA C’E’ UNA TRATTORIA DOVE TROVI UN RAGU’ UNICO AL MONDO REALIZZATO CON LA PANGIA DEL SUINO NERO DI QUESTE PARTI
di Santi Cautela
Da 44 anni inamovibile sui suoi fornelli: le sue ricette si tramandano da tre generazioni. Donna Rosalia confeziona il suo ragù di carne succoso a base di pancia di suino nero che da queste parti si chiama “u supra e u sutta” (il sopra e il sotto del maiale).
Siamo in Sicilia, nel cuore dei Nebrodi, il Parco più importante per l’entroterra siculo perché abbraccia i comuni del mare fino a sfiorare l’Etna. Una ricchezza paesaggistica incredibile. Qui sorgono diverse realtà: allevamenti di suino nero, caseifici, agriturismi.
In una collina non distante dal mare, a San Leo, frazione di Sant’Agata di Militello, si trova la Trattoria La Carrubba dove la 73enne Rosalia Pruiti continua a cucinare tramandando i segreti della sua famiglia. Il proprietario, Calogero Morgano, ha abbandonato il posto fisso all’Agenzia delle Entrate per occuparsi di questa boutique della ciccia.
Lui come altri allevatori – e ristoratori – si dedicano alla promozione del suino nero tramandando una antica ricetta sicula. Cucinata insieme allo spezzatino di vitello e cotta tutto il giorno, in bocca è una esperienza unica perché la pasta fresca si impregna del grasso del suino e di tutti i gusti del bosco, dalle ghiande mangiate dal suino ai semi di finocchietto che arricchiscono il ragù.
Della ricetta originaria non trapela nient’altro. A parte il maccheroncino fatto in casa che assorbe il sapore di questo stufato, la mantecatura avviene con la ricotta salata – ricotta maturata nel sale – fatta nella vicina Cesarò, salatissima e portatrice sana di felicità a tavola.
Da queste parte la rivisitazione di questa norma – ci sono anche le melanzane fritte – è molto famosa perché la signora Rosalia ai fornelli non fa avvicinare nessuno e custodisce gelosamente questa ricetta dai tempi in cui la trattoria era una stalla nei primi anni cinquanta. E a quei tempi del maiale non si buttava nulla ecco perché i ragù sono così saporiti.
Dato che del prezioso suino nero dei Nebrodi non si butta nulla, lo stesso lardo utilizzato nello stufato viene usato come “coperta” per la preparazione del maiale a forno fatto a mo’ di brasato, succulento e gustoso. Anche qui cottura lenta e lunga impreziosita dai funghi e dagli aromi del bosco. Questa fettona di maiale brasato è delicatissima e si scioglie in bocca grazie al doppio strato di grasso – interno ed esterno – che difficilmente si distingue da una ottima bistecca di manzo selezionata. E pensare che proprio dove ero seduto sorgeva una stalla.
L’atmosfera è sicuramente cambiata ma il legame con il territorio e le sue tradizioni resta immutato. Esperienza da macchina del tempo o turismo rurale, chiamatelo come volete, questa è Sicilia autentica.