BRACIAMIANCORA VI PORTA A NORD DELLA SARDEGNA PER SCOPRIRE CUCINARE QUESTA CARNE MAGNIFICA, OTTIMA ANCHE AL BARBECUE
Difficile resistere al fascino delle brune mentre sfilano in passerella: testa alta, corporatura armoniosa e camminata elegante. A Montechiari, in provincia di Brescia, tra le 150 mucche provenienti da tutto lo Stivale ci sono anche quelle di Giovanni Molinu, 42 anni. È lui ad aprirci le porte dell’azienda di famiglia a Ozieri, versante nord della Sardegna, per conoscere Granada, vitella campionessa italiana della categoria 16-20 mesi e Gessica, arrivata seconda nella categoria 20-24 mesi.
RAZZA BRUNA ITALIANA: QUESTIONE DI FAMIGLIA
“Abbiamo battuto aziende molto forti e di tutto rispetto! È come se il Cagliari vincesse la Champions League! Io comunque non mi considero tale perché sono ai vertici nazionali e primo in Sardegna per produzione di latte da razza Bruna”. Giovanni Molinu e il fratello Sabestiano, 39 anni, possono contare su 160 capi selezionati e 60 ettari di terreno fertile destinato al pascolo e alla coltivazione di fieno e sementi per gli animali.
“Abbiamo iniziato nel 1993, dopo aver finito la scuola, ma stare in mezzo a torelli e vacche è una passione che abbiamo fin da piccoli”. Nella piana di Ozieri, paese di 10.000 abitanti in provincia di Sassari, l’allevamento bovino è una tradizione storica, come per i Molinu, dove è una questione di famiglia da tre generazioni: “E’ stato mio bisnonno ad acquistare i terreni attorno alla nostra azienda, poi sono subentrati mio nonno e il fratello, seguiti da mio padre e mio zio e poi noi due, sempre fratelli Molinu”.
RAZZA BRUNA ITALIANA: BENESSERE ANIMALE IN SARDEGNA
Obiettivo dei giovani eredi, allevare la Bruna perfetta: originaria della Svizzera, questa specie è stata prima incrociata con quella autoctona sarda, assicurando buone rese di carne e latte. L’introduzione in Europa del ceppo statunitense Brown Suiss, negli anni Settanta, ha poi permesso un miglioramento genetico della razza e la specializzazione nella produzione di latte di altissima qualità.
Ricercato dai casari di tutta Italia, è ricco di proteine e grassi e facilmente trasformabile in formaggi tipici: “Grazie alla selezione dei tori e all’alimentazione, siamo riusciti ad aumentare anche la quantità, perché se gli animali stanno bene producono molto di più. Poi ci aiutano gli ampi spazi e il clima della Sardegna: gli inverni non sono troppo rigidi e combattiamo la calura estiva con delle doccette di acqua nebulizzata che le rinfrescano, assieme una leggera brezza che in questa piana non manca mai”, racconta il maggiore dei fratelli Molinu.
RAZZA BRUNA ITALIANA: EDUCAZIONE DA CAMPIONI
Ma come si si arriva ad essere una campionessa? La preparazione delle Brune inizia fin dai primi mesi di vita attraverso una corretta alimentazione e prestando molta attenzione alla socializzazione. Solo in questo modo, saranno produttive e svilupperanno arti robusti, mammelle ben attaccate e una stazza importante: “Fino ai due mesi, i vitelli sono come bambini all’asilo nido: stanno assieme, ma quasi tutti giocano da soli. Dopo inizia la fase di socializzazione e per questo abbiamo delle cuccette multiple dove iniziano ad imparare le regole e le gerarchie della mandria”. E prima di partecipare alle competizioni, essenziali le prove di portamento, conduzione e la toelettatura.
Il rasoio accorcia il pelo dell’animale per mettere in evidenza corporatura e mammelle, ma lasciando la “cresta” lungo la linea dorsale, da pettinare con cura perché simboleggia la sua robustezza. Phon, lacca, lozioni per lucidare il pelo e il gioco è fatto: “Quando le ho viste sfilare affianco alle altre, mi sentivo abbastanza forte. Anche gli altri allevatori mi facevano i complimenti e mi dicevano: hai dei capi fenomenali, anche troppo”.
RAZZA BRUNA ITALIANA: LA DIFFUSIONE IN ITALIA
Sono oltre 400.000 le vacche di razza Bruna allevate in Italia, la cui valorizzazione è affidata all’A.N.A.R.B. (Associazione Nazionale degli Allevatori della razza Bruna): fondata nel 1957 si occupa della gestione del Libro genealogico italiano che conta ben 160.000 capi e circa 8000 allevatori iscritti.
di Ilaria Pani 04 Aprile 2017