DOPO IL SERVIZIO TRASMESSO DA REPORT VIENE DA CHIEDERSI SE SIA IL CASO DI ACQUISTARE ANCORA LA CARNE DA QUESTA AZIENDA
Topi che gironzolano indisturbati nell’allevamento dei maiali. Galline malconcie e spennacchiate che a stento riescono a camminare sulle proprie gambe. Operai che urinano dentro le stalle. E ancora: gabbie piccole per maiali sofferenti e cacca di topo agli angoli delle stalle. Immagini davvero forti quelle trasmesse pochi giorni fa da Report il programma di inchieste condotta da Milena Gabanelli. Epicentro del fattaccio uno degli stabilimenti della Amadori azienda leader italiana nell’allevamento e produzione di carne in Italia e tra le principali fornitrici di carne per Mc Donalds. Ora, dopo questo servizio, viene spontaneo chiedersi se sia ancora il caso di continuare ad acquistare carne da questa azienda che negli anni è stata abile a confezionare una immagine di sé pulita e incontaminata.
RIFLESSIONI SUL CASO AMADORI REPORT – TROPPE CONTRADDIZIONI
Una cosa balza subito all’occhio: la fortissima discrepanza tra ciò che l’Azienda comunica tramite le sue strategie di Marketing, dove appare linda e pinta, e le immagini crude del servizio. Due mondi completamente diversi. Uno sembra il Paradiso, l’altro l’angolo più buio e infame dell’Inferno. Dov’è la verità? Bella domanda. La risposta ufficiale di Amadori, che pubblichiamo alla fine dell’articolo, non ci ha convinto più di tanto. Non ci ha convinto perché si tratta solo di parole. E a parole, come dicono nei mercati rionali dalle parti di Roma, “so’ tutti fenomeni”. Le loro parole, per quanto esaustive, vanno a scontrarsi addosso a delle immagini molto eloquenti. Chi ha ragione? E come comportarsi se si è clienti della Amadori?
RIFLESSIONI SUL CASO AMADORI REPORT – VOGLIAMO PIU’ WEBCAM E MENO PUBBLICITA’
A noi non piacciono gli allevamenti intensivi e siamo lontani anni luce da quell’impostazione. Siamo convinti che il concetto di allevamento intensivo e il concetto di qualità viaggino su binari molto diversi. Siamo invece forti sostenitori dell’allevamento slow che produce qualità e non stressa gli animali ai quali viene garantita un’esistenza dignitosa e priva di tutti quegli stress che Report ha raccontato. Invitiamo a preferire i piccoli allevamenti a quelli intensivi e mastodontici. E’ la nostra filosofia alla ricerca della qualità. Al contempo diffidiamo quando intorno ad un prodotto c’è troppo Marketing, troppa pubblicità, troppi ed eccessivi investimenti in comunicazione. Non c’è nemmeno piaciuto come la Amadori abbia reagito alla pubblicazione del servizio trasmesso da Rai3 limitandosi ad un semplice comunicato stampa. Le domande che i consumatori e i clienti hanno posto all’Azienda sui social network non hanno ricevuto risposte molto convincenti (sempre lo stesso copia e incolla). A questo punto lanciamo una proposta alla Amadori: se davvero siete puliti e lindi e non avete nulla da nascondere perché non piazzate una ventina di web cam sempre attive nei vostri stabilimenti? Fateci vedere tutto, non solo i luccichini e le pubblicità in tivvù. Aprite tutti gli stabilimenti, fateci vedere come lavorate davvero, siate trasparenti. Magari ci torna la fiducia che ora ha subito un durissimo colpo.
di Michele Ruschioni 3 giugno 2016
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