PER ROBERTO PASSARETTA LA MACELLERIA E’ UN ARTE E QUEST’ARTE E’ AL CENTRO DELLA SUA VITA VA A SACRAMENTO CON OTTIMISMO E UNA GRANDE CONVINZIONE: CREDE NEI SUOI COMPAGNI E ASSIEME A LORO CREDE NEL SOGNO DI VINCERE IL MONDIALE
“Nel nostro lavoro, come nella vita, abbiamo bisogno di tre elementi fondamentali, ovvero passione, impegno e coraggio. Senza non si va da nessuna parte”.
E’ cresciuto tra il Golfo di Gaeta e le propaggini dei monti Aurunci, tra il centro storico di Minturno (Latina) e il suo entroterra collinare, tra la bottega di papà Andrea e le stalle dell’azienda agricola di zio Raffaele. Conosce quindi la fatica e la totale abnegazione necessaria ad allevare animali così impegnativi come i bovini e sa che per onorare il loro sacrificio va consumata ogni parte della loro carne. Anche le frattaglie che hanno un grande valore nella tradizione gastronomica nazionale.
Con queste basi dunque Roberto, classe 1981, macellaio dal sorriso sincero e dalla gentilezza squisita, è cresciuto nel suo mestiere. La famiglia più che un’attitudine alla vendita gli ha insegnato un’etica del lavoro. Un’etica che si sostanzia nel garantire il benessere animale e nel rispettare una materia prima che richiede tantissimo impegno per essere prodotta. “Gli allevatori lavorano tutti i giorni, fine settimana e festività comprese,” spiega.
LA NAZIONALE MI HA CAMBIATO LA VITA
E’ questo il motivo per cui i genitori volevano che studiasse: il grande sacrificio che richiede questo lavoro. Lui ci ha provato, ma il richiamo delle stalle e del banco carni è stato più forte, così dopo qualche esame Roberto ha lasciato l’università per tornare a fare quello che più ama, il macellaio. La bottega ce l’aveva già, gli allevamenti nella zona non mancano, a quel punto non restava che coccolare i clienti con prodotti di grande qualità e lui lo ha fatto proponendo scottone, castrati e fassone piemontesi.
Poi un giorno ha ricevuto una telefonata. “Vengo di corsa anche per portare solo i bagagli,” ha risposto al presidente che lo invitava ad unirsi al gruppo. Abile e arruolato, ha conosciuto i suoi nuovi amici, ne ha condiviso gli obiettivi e così è iniziata l’avventura azzurra. E’ stata una fortuna, in quel periodo soffriva tanto. La scomparsa di un padre è un dolore profondo e nel suo caso ha significato anche la perdita di un riferimento professionale.
La nazionale, dunque, l’ha aiutato a reagire e a quanto pare con risultati eccellenti. Ora gestisce addirittura tre macellerie: quella storica in centro, un’altra a Scauri, una frazione di Minturno, più un laboratorio che rifornisce ristoranti e alberghi della zona. Col giusto atteggiamento, dunque, – l’ottimismo e la tenacia – ha visto crescere il suo business, un merito che condivide con i suoi collaboratori e soprattutto con Marialuisa, la moglie, che gli dà una mano nella gestione economica dell’azienda.
ROBERTO PASSARETTA, CHE BEI RICORDI A BELFAST!
Il World Butchers’ Challenge per Roberto è stata un’esperienza importante soprattutto da un punto di vista emozionale. “Quello era il periodo della festa di San Patrizio (la festa nazionale irlandese) – ricorda – quindi non sono mancati momenti di svago fra noi e le altre nazionali”. In più lo study tour fra aziende e macellerie del Paese gli ha fatto capire quanto gli irlandesi tengano alla cultura della carne. “Un’attenzione che a noi spesso sfugge,” sottolinea piccato
Dopo tanti mesi di attesa, dunque, finalmente la gara. L’ansia, il pathos, la trance agonistica e l’abbraccio finale che ha condensato un’emozione indescrivibile. Alla fine, è arrivato un riconoscimento importante, il Best Butcher’s in the World, che premiando Francesco Camassa ha premiato tutta la squadra. Anche quello è un ricordo che resta nel cuore: “La premiazione – racconta – è avvenuta nel Titanic Exhibition Center, il museo dedicato al celebre transatlantico, che per l’occasione ci ha accolto in una sala da gala perfettamente ricostruita e così bella da togliere il fiato”.
ROBERO PASSARETTA, LA NAZIONALE E’ UNA FAMIGLIA A CACCIA DI SUCCESSI
Nel 2019 c’è stato il triangolare in Baviera e due anni più tardi l’europeo a Clermont-Ferrand, due eventi che hanno visto la nazionale trionfare. Poi è arrivato il covid e gli appuntamenti con il WBC sono saltati. “La pandemia ci ha cambiato – afferma – non potendoci incontrare ci siamo organizzati con le video conferenze e continuiamo tuttora a coordinarci in questo modo”. Ora che l’emergenza è rientrata può rincontrare i suoi compagni. “Ed è bello c’è grande affetto fra noi, si discute, si litiga, ma poi si torna assieme più affiatati di prima”. Insomma, per Roberto la carta vincente per Sacramento sarà proprio questa: una squadra unita e coesa come una grande famiglia.
di Gianluca Bianchini